Nell'asta odierna dei Bot a 1 anno il rendimento dei titoli è raddoppiato rispetto al collocamento del mese di settembre, raggiungendo il livello più elevato dall'ottobre 2013. Ecco quindi in soldoni la conseguenza del rialzo dello spread e la sua ricaduta sulla collettiva. Perché la questione non riguarda solo chi oggi vede i propri risparmi andare in fumo, ma investe tutti gli italiani, chiamati a far fronte in futuro all'enorme e crescente debito pubblico.
Quello di oggi è solo un esempio che conferma una tendenza che dura da maggio, più o meno da quando si è cominciato a discutere di “contratto”. Da allora ogni collocamento di titoli pubblici si ripagano con maggiori interessi rispetto al passato, in quota sfiducia in chi ci governa.
Per questo i “me ne frego”, i “tireremo diritto”, i “non molliamo”, i “chi si ferma è perduto” o altre frasi evocative di un tragico e inglorioso ventennio, come le panzane diffuse dal ministero della propaganda pentaleghista, hanno le gambe corte e tradiscono solo una comprovato azzardo in nome del “popolo”.
Se le cose dovessero precipitare sarà proprio quest'ultimo a pagare, come ha lasciato intendere lo stesso Matteo Salvini con la storia degli “italiani ci daranno una mano”. Se sarà con la patrimoniale, con il prelievo forzoso dai conti correnti o con la richiesta di acquisto di titoli di stato esentasse, è da vedere. Quel che è certo, invece, è che si darà la colpa all'Europa e ai complotti internazionali, magari demo-pluto-giudaici eccetera eccetera.
In alternativa ci si appellerà all'irresponsabile diritto di continuare a sbagliare impunemente. Esattamente come ha fatto questa mattina il twittomane del Viminale con testuali parole: “sono orgoglioso del nostro governo. Gli italiani capiscono (ma chi lo dice ndr) che ce la stiamo mettendo tutta. Faremo degli sbagli, ma lo faremo di testa nostra, non su comando di qualcuno”. E – aggiungiamo – con danni per tutti. (red.)
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