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16/11/24 ore

La democrazia rappresentata da Roberto Fico



Roberto Fico sarebbe quello buono e bravo: l'anima equa e solidale del Movimento 5 Stelle, volendo anche una “costola” della stessa sinistra che nelle ultime settimane lo ha accolto in più di un'occasione come un caro “compagno”. E lui, dall'alto del suo ruolo istituzionale mostra di star bene al gioco, nella parte di chi copre il fronte lasciato libero da Luigi Di Maio mentre rincorre affannato la propaganda del mattatore Salvini.

 

A parole il Presidente della Camera appare quindi un corpo estraneo al grillismo di governo, pronto a prenderne le distante quando è utile farlo. Nei fatti si dimostra invece un ottimo complemento, nel solco di quella divisione dei compiti datata nel tempo, che ha visto il tridente d'attacco della Casaleggio e Associati, sotto l'egida del Capocomico, svolgere l'azione trasversale sull'elettorato con la compiacenza e l'aiuto dei media di regime.

 

Nel discorso d'insediamento, la terza carica dello Stato – si ricorderà – stupì per il suo richiamo alla centralità del Parlamento, con parole molto lontane dall'idea-progetto del Movimento 5 Stelle di svuotare la funzione delle assemblee legislative, in nome della democrazia diretta (dalla piattaforma Rousseau).

 

Da allora sono passati quasi 5 mesi, nel corso dei quali Montecitorio e Palazzo Madama brillano per disoccupazione, perché tutto si decide, più che in passato, altrove. Quasi a voler confermare e in qualche modo anticipare le recenti previsioni di Casaleggio-figlio sulla “inutilità” prossima ventura del Parlamento.

 

Tuttavia la Camera dei Deputati in versione Fico procede per la sua ambigua strada, mentre Beppe Grillo non perde occasione per rilanciare la stravagante elezione con sorteggio dei deputati e senatori, e malgrado si annuncino i primi progetti di legge a firma 5 Stelle tutt'altro che in sintonia con i valori fondanti di una democrazia rappresentativa.

 

Un protocollo d'intesa con Ministero della Giustizia e Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca diventa così un fiore all'occhiello e mezzo per "diffondere i valori e i principi della democrazia rappresentativa (cioè quella che si vuole morta ndr) e della Costituzione (quella sistematicamente violentata ndr) attraverso la realizzazione di un piano di incontri negli istituti penitenziari minorili (di cui poco o per nulla ci si occupa ndr)”.

 

In sé l'iniziativa può essere considerata anche lodevole. Se non fosse per la scarsa credibilità dei soggetti promotori e firmatari: Roberto Fico, per l'appunto; Alfonso Bonafede, il cui scarso senso della Costituzione e dello stato di diritto ottiene conferme quotidiane (vedi anche l'ultima vicenda di Rebibbia) e Marco Bussetti, sul quale poco abbiamo da dire, perché per nulla fin qui si è distinto. Tanto è vero – e ci perdonerà – che solo ora ne apprendiamo l'esistenza come capo del dicastero di Viale Trastevere. (red.)

 

 


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