Le candidature “esterne” dovevano essere la carta jolly di questa campagna elettorale a 5 Stelle. Si stanno invece trasformando in un boomerang. Dopo la gaffe dell'Ammiraglio Veri, cresce infatti il numero dei nomi “eccellenti” dal passato scomodo. In gergo tecnico grillino - a mo' di insulto infamante – costoro sarebbero dei “riciclati”. Questo in teoria e se il problema riguardasse gli avversari.
Invece siamo di fronte a «chi si è invaghito per un momento di altri partiti”, che “non è un appestato». Si tratta - ha detto Luigi Di Maio - di “delusi”, di “chi si è ricreduto...”, a cui si è voluta “dare un’opportunità”. Nel farlo, si è scelto di derogare anche alle regole di democrazia diretta. Se ne parla tanto in questi giorni, a causa delle polemiche interne sugli “esclusi” in barba alle Parlamentarie.
La questione è spinosa, perché tocca uno degli aspetti fondanti del grillismo. In nome della tanto decantata trasparenza,si aspetta ancora di conoscere in cifre l'esito del voto sulla piattaforma Rousseau, che potrebbe svelare il pasticcio.
Ma in proposito il mistero s'infittisce, man mano che passa il tempo. Problemi di privacy, farfugliano ora dalla Casaleggio & Associati, mentre il "candidato premier" ripete che i dati sul voto saranno diffusi presto; allo stesso modo del debitore cronico che ogni giorno ti annuncia che pagherà domani.
Anche Alessandro Di Battista ormai non ci pensa più. Considera la cosa addirittura “irrilevante” – come ha dichiarato a margine della presentazione dei “super-competenti”. Il che va pure bene: se solo smettesse di andare in tour a fare la morale. (A.M.)
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