Intervenendo nel giorno di Natale alla rubrica “Osservatorio giustizia” di Radio Radicale, il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio ha toccato – sollecitato da Lorena D’Urso – vari argomenti relativi al problema della giustizia in Italia, qui riproposti in un testo trascritto e pubblicato sul numero 113 di Quaderni Radicali.
Gli effetti perversi dell’avviso di garanzia
[…] Si finge di non sapere quale sia la funzione dell'informazione di garanzia. Questa funzione, come dice la stessa parola, è quella di garantire chi ne viene informato, cioè il cittadino, che nei suoi confronti si sta appunto svolgendo una certa indagine. Non significa ovviamente condanna, ma non significa nemmeno imputazione: chi è raggiunto dall'informazione di garanzia non è nemmeno imputato. Questo istituto dell'informazione di garanzia è più vecchio del Codice penale del 1988-89 e risale a vent'anni prima, cioè agli anni ’60, quando si volle rimediare alla circostanza che delle persone fossero sottoposte a un'indagine senza saperlo e senza predisporre i mezzi a propria tutela e difesa. Sin dal primo momento, però, ha avuto una vita abbastanza tormentata, anche dal punto di vista lessicale perché prima è stato chiamato “avviso di reato” poi “informazione di reato” e alla fine “avviso di garanzia”. Perché questo?
Perché sin dal primo momento si è capito che quello che era uno strumento a difesa e tutela del cittadino si convertiva a suo danno, perché attraverso la strumentalizzazione mediatica diventava una specie di condanna anticipata. Quando poi è scoppiata Mani pulite, questa perversione in senso latino, cioè questo “malo uso” dell’informazione di garanzia si è tradotto in strumentalizzazione politica, perché se ne sono serviti i politici non certo i magistrati per eliminare o comunque delegittimare gli avversari. Con il pretestuosissimo motivo che chi era indagato, cioè chi era iscritto in questo registro era bene che facesse un passo indietro in attesa di tutti i chiarimenti.
Naturalmente poiché la giustizia italiana penale è eterna, questo significava eliminarlo dalla vita politica perché prima che intervenisse il chiarimento intanto passavano anni. A un certo punto si è addirittura voluto addebitare alla magistratura questa colpa, mentre qui davvero non c'entriamo nulla nel senso che l’informazione di garanzia è un atto dovuto, un atto – ripeto – a tutela di chi lo riceve e se noi non lo inviassimo nei casi previsti dalla legge, commetteremmo un abuso e un'omissione di atti d'ufficio. Sennonché proprio perché la politica se ne è impadronita come strumento anomalo, quella che è una attività che dovrebbe essere a tutela di chi riceve questa famigerata cartolina verde – quello è il suo colore – si è convertita appunto in uno strumento di lotta politica.
Personalmente credo che, a questo punto, dopo cinquant'anni di fallimenti, l'informazione di garanzia prima ancora che essere rivista deve essere eliminata, perché ha cagionato più danni che vantaggi. Resta il fatto che è scandaloso che ancora oggi si dica che se un Sindaco, se un ministro o un parlamentare riceve un avviso di garanzia debba fare un passo indietro o addirittura dimettere e non presentarsi più alle elezioni. A suo tempo ho raccontato la parabola del coccodrillo...
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