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18/11/24 ore

Pannella, da pericolo dinamico a monumento statico



Il numero speciale di Quaderni Radicali dedicato a Pannella -  "un canestro pieno di parole" -  ospita una raccolta di scritti della "voce di Marco" pubblicati in 39 anni sulla rivista, introdotti da una conversazione tra il direttore Giuseppe Rippa e Luigi O. Rintallo che parte dall'analisi dell'opera mistificatoria messa in atto da media anche e subito dopo la morte del leader radicale.

 


 

RINTALLO - La morte di Pannella non si è sottratta all’eccesso retorico dei media, che hanno sottoposto a una ulteriore manipolazione la sua figura… In che modo reagire a quest’opera che si iscrive in fondo nel processo mistificatorio sempre praticato dall’informazione nei confronti dei radicali?

 

RIPPA - La sua morte è recentissima e la ri-sistemazione dei molteplici piani in cui l’azione politica di Pannella si è sviluppata in cinquant’anni, richiede un tempo meno rapido per ricollocare tutta la questione. Mentre ci sono degli aspetti sui quali è già possibile fare un’analisi. Uno di questi è proprio il comportamento del sistema informativo. Non si tratta soltanto della sgradevolezza provocata dalla tanta ampiezza con cui è stata data attenzione all’evento della morte di Pannella. E alla sua raffigurazione. Delle due l’una: o era il segno con il quale ci si pentiva di non aver fatto il proprio dovere come giornalisti, come attori cioè che contribuiscono con il loro lavoro alla crescita civile delle persone; oppure era la rappresentazione di un rito che contiene in sé una parabola drammatica, quella di essere assolutamente estranei alla comprensione della gravità della crisi strutturale che l’Italia vive in termini di democrazia.

Non si tratta solo di richiamare la battuta proprio di Pannella, secondo cui l’hanno rappresentato da morto in vita, per dargli – appena morto – vita. Fra l’altro, sono convinto che sarà molto breve questa concessione di vita. In tutto questo, c’è qualcosa di più profondo e di più grave: tutto ciò risponde ai caratteri di democrazia fittizia, che è andata avanti per decenni e dentro la quale non si è giocata la partita drammatica della vera democrazia e del diritto, ma la sistemazione delle élites dominanti – per quanto rese asfittiche dalla fine del ruolo geopolitico esercitato in passato dall’Italia – che sono le prime responsabili della difficoltà a trovare la soluzione della crisi della vicenda italiana. Gli attori in campo, compresi i protagonisti delle nuove forme di antagonismo sociale, sono in realtà tutti iscrivibili nella filiera del continuismo storico-politico. Vale per il grillismo al pari della Lega…

 

A differenza degli altri, l’antagonismo di Pannella non si prestava ad essere strumentalizzabile dal sistema politico. Proprio per questo – come dicevi – è stato ripagato con “la morte in vita”, sebbene qualcuno potrebbe chiedersi se la sua presenza e il suo attivismo non costituissero per certi versi la smentita del regime che egli per primo denunciava. E in tal modo finisse, al di là del suo operato, per essere “utile” alla legittimazione di un sistema di potere…

 

Non credo. Sicuramente la sua figura va collocata in chiave di non disponibilità a rientrare nella logica di democrazia fittizia che contraddistingueva la dialettica politica interna del Paese. Sotto questo aspetto, ogni parallelismo – che pure è stato fatto – fra il radicalismo pannelliano degli anni ’70 e il movimento di Grillo di quarant’anni dopo è decisamente fuorviante…

 

Sarebbe allora il caso di spiegare perché tale lettura, nella quale si sono esercitati diversi opinionisti, va respinta…

 

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La conferenza stampa di presentazione di Quaderni Radicali 112 (video da radioradicale.it)

 

 


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