Nell’ambito del Meeting a Rimini di Comunione e Liberazione si è tenuto un convegno sull’emergenza carceri, dal titolo “Vigilando redimere. Quale idea di pena nel XXI secolo”.
I radicali non saranno di certo gli unici a trattare questo tema, ma sicuramente sono i soli a combattere in modo quotidiano, vigoroso e coraggioso la battaglia contro l’affollamento carcerario e contro la pluridecennale violazione del diritto costituzionale, europeo e internazionale da parte dello Stato italiano.
Per questi motivi l’assenza nel dibattito di qualsiasi figura appartenente all’universo radicale è quantomeno rilevante, se si pensa, inoltre, che l’intervento più significativo (e apprezzato dalla platea ciellina) – quello di Luciano Violante, responsabile Riforme del Pd – si è incentrato sulla questione prima della lotta radicale: l’amnistia.
L’ex presidente della Camera si è detto contrario all’amnistia per risolvere il problema del sovraffollamento: “E' uno strumento per non affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri italiane”. “Con l'amnistia – ha spiegato Violante – le carceri si svuotano per un po’ ma poi ci si ritrova punto e a capo, con gli stessi problemi. Non è un caso il fatto che il maggior numero di amnistie si è registrato durante il regime fascista: in 22 anni di dittatura ce ne sono state 51”.
Se qualcuno avesse avuto la possibilità, avrebbe potuto far notare a Violante che l’obiettivo dell’amnistia non sarebbe quello di risolvere in un batter d’occhio la questione-carceri, bensì – come Pannella si affatica a spiegare – primo, “interrompere la flagranza di un comportamento assolutamente criminale dello Stato contro i diritti umani” e, secondo, “avviare in modo irreversibile da subito il processo di riforma della giustizia”. Non solo.
Ciò che sfugge a Violante è la tesi radicale, condivisibile o meno (ma indispensabile se si affronta il dibattito), dell’amnistia per la Repubblica. Un’amnistia che intende andare ben oltre la semplice risoluzione del problema del sovraffollamento, e che ha come obiettivo ultimo quello di avviare la liberazione del Paese e della società italiana dal soffocante regime partitocratico, ripristinando il rispetto dello Stato di diritto, del diritto e dei diritti umani. Come spesso ricorda Pannella, infatti, “la nostra proposta e quella di una amnistia per la Repubblica, non tanto o non solo per i detenuti”.
Di tutto questo, nel meeting di CL, non si è potuto discutere. In un modo o nell’altro il dibattito sulla giustizia è stato di nuovo sapientemente evitato, in continuità con quella omologazione culturale e quella mancanza di senso critico evidenziate negli ultimi giorni.
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