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16/11/24 ore

Senato, la riforma per forza della Legislatura


  • Antonio Marulo

Potremmo definirla la donna-spot del Partito democratico. È Debora Serracchiani, che nei ritagli di tempo rubati al ruolo di governatrice del Fruili Venezia Giulia, viene incaricata di confezionare quei 10-20 secondi di dichiarazione a beneficio dei resoconti politici dei Telegiornali, più volgarmente detti pastoni. Per questo la si vede spesso sintetizzare, con la sua proverbiale abilità oratoria, la posizione para-ufficiale del partito sul teorico nocciolo delle questioni di giornata.

 

L’ultima perla la rampante renziana ce l’ha regalata a proposito della riforma del Senato, per venire in soccorso di chi, sgomento, prova a capirci qualcosa sulla “doppia conforme” o il compromesso col Tatarellum.

 

Serracchiani così ci ricorda che il partito democratico si è fatto carico di fare le riforme (bontà sua) e che la legislatura ha un senso se vengono fatta le riforme. Poi, se queste siano buone o cattive, resta ovviamente un dettaglio irrilevante, una questione di lana caprina che ci accompagna tutte le volte si cerchi di opinare sul presunto cambiamento proposto dal Governo Renzi.

 

E questione di lana caprina sembra essere, questa volta davvero, quella posta dalla cosiddetta minoranza del Pd, che ravvedendosi a scoppio ritardato, sta provando maldestramente a ostacolare il disegno costituzionale renziano. Per chiarire la cosa ci viene in soccorso l’ex capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza: “siccome già abbiamo un Camera fatta di nominati, vogliamo che i cittadini scelgano i senatori...". Tradotto: la riforma elettorale della Camera (che abbiamo votato anche noi della minoranza ndr) è una schifezza; almeno salviamo quella del Senato. Vale a dire quel ramo del Parlamento senza poteri, grazie dall’introduzione di fatto del monocameralismo.

 

Ogni altro commento alla querelle che occupa la prima pagina da una settimana, ci sembra a questo punto superfluo.

 

 


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