La solida ed inamovibile linea scalfariana a sostegno del presidente Napolitano nella vicenda della trattativa Stato-mafia sembra perdere consenso all’interno del vasto, e ormai contraddittorio, universo di 'Repubblica'.
Avevamo parlato, giorni fa, dello scontro aperto tra Repubblica e MicroMega, entrambi parte del Gruppo Editoriale l’Espresso, con il secondo praticamente adagiatosi sul binario giustizialista del 'Fatto quotidiano' per convenienza editoriale.
La filosofia del Fatto ora appare sempre più in grado di far breccia nella stessa redazione di 'Repubblica', con il probabile beneplacito del direttore Ezio Mauro e disappunto del suo fondatore. L’ultimo segnale di questo cambio di rotta è stata l’intervista di Liana Milella al procuratore di Torino Giancarlo Caselli dal titolo, a caratteri cubitali, “troppi veleni sui pm, la libertà di parola va garantita”.
Un’intervista che rappresenta una continuazione dei dubbi esplicitati da Liana Milella sul suo blog: “Si può discutere delle intercettazioni di Napolitano, si può non essere giuridicamente d’accordo sul fatto che siano distrutte o conservate, tant’è che il presidente si è rivolto alla Consulta”.
Un filone che va ad impattare con il precetto garantista di Eugenio Scalfari, che alcune settimane addietro evidenziava con forza la “grave infrazione compiuta da quella Procura la quale deve sapere che il Capo dello Stato non può essere né indagato né intercettato né soggetto a perquisizione”, e che contemporaneamente attaccava quei giornali che “conducono da tempo una campagna sul cosiddetto caso Mancino per mettere in difficoltà il Presidente della Repubblica”.
Anche Barbara Spinelli, altra firma celebre di 'Repubblica', con ampi interventi proprio su MicroMega sembra disinteressarsi ai moniti del fondatore, tant’è che dal Fatto viene definita una “donna lucidissima” e che, addirittura, “meriterebbe di salire sul Colle nel 2013”.
Insomma, l’azione di estremizzazione del dibattito condotta dal 'Fatto' sta trascinando verso di sé anche parte di 'Repubblica', in uno scontro che vede relegata sempre più ai margini la figura di Scalfari.
L’ultima azione del giornale diretto da Padellaro è la raccolta firme per sostenere i pm di Palermo, “accerchiati da Quirinale, Csm, Avvocatura dello Stato, Pg della Cassazione e governo”, e “difesi solo da Di Pietro”. È così che l’emergere di una questione meramente giuridica – e la volontà di risolverla – diventa un “accerchiamento”, e gli insulti dipietrisi diventano “difesa”.
Non ci sono vie di mezzo, per i moderni paladini della giustizia: o si è in favore dei pm (e si permette loro di nuotare in piena libertà in una lacuna giuridica), o si è contro di loro.
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