Mentre la gattopardiana partitocrazia “si sta organizzando” per cambiare tutto senza cambiare nulla, ai margini della politica “che conta”, si registrano iniziative interessanti. Ne è un esempio il manifesto “Fermare il declino”, proposto e sottoscritto da Oscar Giannino, dal taglio in parte iperliberista e, nel panorama italiano di completo oscurantismo, in parte liberale.
Il programma prevede tagli alla spesa, l'abbattimento del debito pubblico (al centro del forum organizzato a settembre scorso da Quaderni Radicali “Anatomia del debito pubblico”, in cui lo stesso Giannino ha dimostrato, numeri alla mano, che l'andamento del debito nella Seconda Repubblica è stato sempre peggiorativo durante i governi Berlusconi), la riduzione delle tasse sulle produzioni, liberalizzazioni e concorrenza anche nei servizi e nel sistema formativo, eliminazione dei conflitti di interesse, liberalizzazione dell'informazione (nel dolente capitolo Rai), flessibilità e equità nel mercato del lavoro.
Insomma, “Fermare il declino” definisce 10 punti di intervento per 10 obiettivi di crescita per un partito che potrebbe nascere “il prossimo autunno”, ha dichiarato lo stesso Giannino; tuttavia, esso difetta almeno in un aspetto fondamentale e strategico: non vi è alcun riferimento all'Europa, tantomeno agli Stati Uniti d'Europa.
Se l'obiettivo è di incarnare filosofie politico-economiche differenti da quelle che fino ad oggi hanno imperato nell'assetto istituzionale italiano, la totale mancanza di riferimenti al federalismo europeo, una confederazione di stati nazionali che camminano insieme verso un'unica direzione, quella auspicata con incredibile lungimiranza politica da Altiero Spinelli, risulta essere una grande pecca del manifesto di Giannino.
Il boicottaggio di politiche federaliste europeiste sino ad oggi portato avanti dalla partitocrazia italiana, che in un assetto maggiormente europeo vedrebbero crollare una fetta immensa di potere costituito su dogmi politico-culturali, ormai invecchiati fino al marcio, non può essere fatto cessare fino ad una “imposizione dal basso” di valori e politiche maggiormente radicali, europeiste, federaliste.
Tra i firmatari di “Fermare il declino” economisti (Boldrin, Moro, Bisin, Zingales, etc) ma anche la prima linea di Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, e l'ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia che, nonostante non abbia sottoscritto il manifesto, ne appoggia contenuti ed obiettivi.
Di “popolare” c'è certamente ben poco, ma è tuttavia un aspetto facilmente risolvibile, viste le voci di corridoio che circolano sopra un flirt tra la Lega Nord e Oscar Giannino: “siamo interessati a discutere e collaborare con tutti coloro che vogliano contribuire a dare una risposta concreta alla questione settentrionale” ha dichiarato Roberto Maroni incalzato su possibili alleanze e sodalizi.
Insomma, nessuna notizia, se non fosse che proprio Giannino risulta invitato dallo stesso Maroni agli stati generali della Lega Nord del 28 e 29 settembre.
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