Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

16/11/24 ore

Mani Pulite, Di Pietro "riabilita" Craxi e smentisce se stesso


  • Ermes Antonucci

In un’intervista al settimanale Oggi, l'ex magistrato e leader di Italia dei Valori parla dell’esistenza di "due Giorgio Napolitano": "Quello che ci racconta oggi la pubblicistica ufficiale, il limpido garante della Costituzione, e quello che raccontò l'imputato Bettino Craxi in un interrogatorio formale, reso, nel 1993, durante una pubblica udienza del processo Enimont, uno dei più importanti di Tangentopoli".

 

"Craxi – ricorda Di Pietro – descriveva quel Napolitano, esponente di spicco del Pci nonché presidente della Camera, come un uomo molto attento al sistema della Prima Repubblica, specie coltivando i suoi rapporti con Mosca".

 

"Io credo – aggiunge Di Pietro – che in quell'interrogatorio formale che io condussi davanti al giudice, Craxi stesse rivelando fatti veri. Perché accusò pure se stesso e poi gli altri di finanziamento illecito dei partiti. Ora delle due l’una: o quei fatti raccontati non avevano rilevanza penale oppure non vedo perché si sia usato il sistema dei due pesi e delle due misure. Io penso che quando c'è un fallo l’arbitro deve fischiare e non fare finta di niente sennò cerca di addomesticare la partita”.

 

È noto che le sparate populiste finiscono inevitabilmente col mostrare le contraddizioni di fondo di chi le pronuncia. In questo caso le ambiguità sono palesi. A parte la riabilitazione dell’ex premier socialista, e la sua trasformazione da “politico corrotto e latitante” a bocca della verità, ciò che colpisce della manovra dipietrista è l’allusione ai “due pesi e due misure”.

 

Un’auto-insinuazione, praticamente, dato che Di Pietro era la punta di diamante del pool di Mani Pulite. Si dovrebbe concludere, prendendo in considerazione le sue parole, che nel processo si sia sapientemente evitato di giudicare sugli affari del Pci.

 

Una tesi avanzata puntualmente da voci appartenenti all’area di centrodestra, e smentita più volte con rabbia da Di Pietro, nonché da alcuni suoi pupilli. Come il trio Barbacetto-Gomez-Travaglio, autore di Mani Pulite - La vera storia 20 anni dopo, col primo che fece notare che “da Mani Pulite nasce Forza Italia e non un governo dei soviet, e poi anche il Pci è stato pesantemente coinvolto: a Milano tutti i vertici dei cosiddetti 'miglioristi' del Pci sono andati in galera”.

 

Basta, comunque, leggere un’altra dichiarazione di Antonio Di Pietro (“La realtà è che nel Paese noi dell'Italia dei Valori tutto siamo tranne che isolati. Senza vanterie, siamo la maggioranza”) per capire che forse tutto ciò sia colpa del caldo. Vien voglia quasi di sperare, che sia così.


Aggiungi commento