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15/11/24 ore

La questione giustizia nella crisi economica - Intervista a Biagio de Giovanni


  • Danilo Di Matteo

Quaderni Radicali 108, in uscita in questi giorni, dedica un ampio Primo piano all’ InGiustizia. il prefisso privativo esplicita la gravità delle patologie della “questione giustizia” in Italia. Patologie che aggrediscono più fronti: dalla vita insostenibile dei carcerati ai guasti irrimediabili sulle istituzioni. Lo stesso ordine della magistratura, sottoposto a devastanti lotte di e per il potere, ha assunto fisionomie irrintracciabili altrove nel mondo. Il sistema giustizia è arrivato a livelli di assoluta controproduttività con drammatici riflessi sul sistema Paese nel suo complesso, che pregiudicano investimenti e condizioni del vivere civile.


 

Biagio de Giovanni, la “crisi” in Italia comprende un groviglio di aspetti diversi: economici, politici, sociali, culturali. Come si collocano secondo te i problemi della giustizia in tutto ciò?

 

Si collocano al centro, per molti aspetti. Innanzitutto perché l’ordine giudiziario svolge decisive funzioni di equilibrio e decisive funzioni istituzionali. Quindi quando parliamo di crisi istituzionale non possiamo certo tagliar fuori la crisi della giustizia, la quale, neanche a dirlo, è un cardine dello Stato di diritto e del funzionamento normale delle istituzioni. Ciò vale dappertutto, specie oggi quando, forse in quasi tutto il mondo, la funzione dei giudici si è ingigantita.

 

Qui non do valutazioni, registro un dato: mentre fino a un certo punto c’era un rapporto più ridotto fra istituzioni giudiziarie in generale e società nazionali, oggi questo confine si è incrinato, se non addirittura rotto. Esistono ormai forme di giustizia globale, corti di giustizia internazionali che intervengono sui fatti più diversi, anche sulle decisioni politiche dei singoli Stati. Qualunque sia il giudizio che se ne dà, è enormemente cresciuto il ruolo della giustizia, è diventato un ruolo globale. È allora importante vedere come tale ruolo globale si incardini nelle vicende dei singoli Stati nazionali.

 

In Italia la giustizia ha acquistato quasi una funzione anomala: le vicende degli anni ’90 sono state decise come in nessun’altra democrazia occidentale da un intervento del potere giudiziario, conseguente a una profonda corruzione del sistema partitico e politico; un intervento legittimo, però tale da scardinare l’intero assetto politico. Non sto dando un giudizio di valore: il dato è che questo elemento in Italia ha creato una sovraesposizione dei giudici. E ciò conferma l’enorme importanza della questione giustizia in Italia.

 

Aggiungo che da noi è centrale la questione delle carceri. L’idea della giustizia, soprattutto in Italia, a partire dal celeberrimo Beccaria, ma anche dopo, ad esempio da Manzoni, è stata fortemente accompagnata da un’idea di umanità. La disumanizzazione della pena è un elemento che incide sulla fisionomia della giustizia, in quanto fa venir meno un elemento etico fondamentale: la funzione non solo repressiva, ma anche, se si può usare questo termine, educativa della pena penale, soprattutto. La sovraesposizione dei magistrati di cui parlavo prima, poi, ha creato un protagonismo della giustizia che in molti casi è anomalo. Uno dei problemi di fondo del nostro Paese è che spesso la magistratura non viene percepita come garante dell’equilibrio costituzionale, bensì come parte in causa.

 

Insomma: il magistrato da arbitro sembra divenire tante volte giocatore egli stesso, non trovi? Ci sarebbero qui diverse riflessioni da fare….

 

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