“Se entro i prossimi mesi l'Italia non si adeguerà alla prima sentenza della Corte sarà deferita nuovamente ai giudici europei. Con il concreto rischio, questa volta, di dover pagare anche sanzioni pecuniarie”. La 'prima sentenza' è quella del 24 novembre 2011, con cui Strasburgo condannava l'Italia per i limiti posti alla responsabilità civile dei giudici nell'applicazione del diritto europeo, venendo dunque meno agli obblighi “ad essa incombenti in forza del principio di responsabilità degli Stati membri per violazione del diritto dell’Unione Europea da parte di uno dei propri organi giurisdizionali di ultimo grado”.
Oggi, a due anni di distanza dalla decisione di quella Corte, la Commissione Ue ha deciso di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia a causa del mancato rispetto di quella condanna che decretava l'eccessiva protezione garantita dalla legge italiana alla sua magistratura.
Nonostante oramai circa l'80% delle norme italiane derivino da provvedimenti comunitari, per eventurali errori di interpretazione e valutazione del diritto europeo, infatti, non è prevista alcuna responsabilità civile dei magistrati, chiamata in causa soltanto per 'dolo o colpa grave': circostanza quest'ultima, sostengono alcuni esperti Ue, limitata di fatto a sbagli rivelatisi 'manifestamente aberranti'.
Il servizio giuridico della Commissione - che fa capo direttamente al gabinetto del presidente Josè Manuel Barroso – avrebbe dunque deciso di avviare un procedimento dopo aver chiesto alle autorità italiane in che modo intendevano garantire “l'eseguimento del pronunciamento” della Corte nel 2011.
La risposta data il 25 settembre 2012– una modifica in corso di attuazione della legge 117 del 1988, la cosidetta Legge Vassalli, in grado di garantire “l'adozione del progetto Ue” - non sarebbe mai giunta, assieme a un corredo di informazioni esaurienti, alle orecchie della Commissione, che quindi ha deciso di 'punire' l'Italia per non avere rispettato gli accordi intrapresi.
E ancora una volta, la #giustiziagiusta dei Radicali e dei loro referendum sembra essere l'unica concreta risposta in grado di rendere più sopportabile l'ennesima bacchettata di Strasburgo. (F.U.)
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