Se c’è una cosa che lo scontro tra la senatrice Adele Gambaro e Beppe Grillo permette di comprendere – a parte l’aggravarsi della questione democratica interna al Movimento 5 Stelle – è quale sia il cuore pulsante dell’intero movimento, e cioè l’Emilia-Romagna.
È nella regione rossa per definizione che il movimento di Grillo ha iniziato a fare i suoi primi passi (il V-Day del 2007 a Bologna) e poi, lentamente, a conoscere i primi successi elettorali. Una graduale espansione che ha scosso lo storico feudo del centrosinistra, trasformandone i suoi tradizionali rapporti politici interni. Una regione molto attiva, forse fin troppo per un Grillo intenzionato a dirigere dall’alto la propria creatura politica, senza tanta passione per il dialogo.
Il disconoscimento della senatrice Gambaro, genovese di nascita ma residente da tempo a Bologna, è infatti solo l’ultimo di una lunga serie in terra emiliano-romagnola. Il primo ad essere espulso ufficialmente dal comico genovese fu Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara, colpevole di aver organizzato un incontro tra attivisti di troppo.
È con Tavolazzi che, il 5 marzo 2012, Grillo inaugura la prassi degli allontanamenti via blog. Stessa sorte toccò, subito dopo, al gruppo di attivisti di Cento, in provincia di Ferrara, che aveva alzato la voce con lo slogan “uno vale uno”.
Poi venne la volta di Giovanni Favia, uno dei due consiglieri regionali grillini e punto di riferimento del movimento in Emilia-Romagna. A determinare la sua espulsione fu un fuori-onda durante un’intervista per La7. Poche settimane dopo, stessa regione, ad essere espulsa fu Federica Salsi, consigliera comunale di Bologna, rea di aver partecipato ad un talk show in tv.
Ad essere cacciata fu anche Raffaella Pirini, consigliera grillina al Comune di Forlì, probabilmente per aver preso le difese di Salsi. Insomma, coloro che in qualche modo hanno contribuito a far nascere e diffondere il Movimento 5 Stelle sono stati anche i primi ad avvertire il peso asfissiante della gestione verticistica attuata da Grillo.
Commentando il caso-Gambaro, Favia è stato molto chiaro: “Il Movimento è il suo giocattolo e a chi osa criticarlo viene gentilmente mostrata l’uscita. Complimenti ad Adele per il coraggio”. Da parte sua, la senatrice Gambaro ha affermato di non aver alcuna intenzione di passare al gruppo misto. Ma di fronte all’intransigenza di Grillo e al sostegno fideistico mostrato da molti parlamentari grillini al proprio leader, difficilmente la nuova “dissidente” potrà proseguire come se nulla fosse successo.
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