Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

16/11/24 ore

Berlusconi e la nostalgia "Sinistra" del vecchio schema


  • Danilo Di Matteo

 Il commento di Ilvo Diamanti su 'la Repubblica' di oggi (lunedì 16 luglio) riguardo al “ritorno” del Cavaliere è come al solito brillante. Fra l’altro egli nota, sulla base di un sondaggio di Demos-Coop, che il 25% degli intervistati, “tra gli avvenimenti che hanno segnato positivamente l’Italia” negli ultimi trent’anni, indica “la discesa in campo di Berlusconi”; il 55% la fine del suo governo.

 

Dati che mostrerebbero, insieme ad altri, il carattere assurdo e paradossale del “ritorno al futuro” vagheggiato dall’ex premier, pronto a presentarsi come una sorta di ibrido fra Monti e Grillo, senza però avere dimestichezza con i linguaggi della rete telematica.

 

E se invece il Cavaliere volesse più prosaicamente combattere una “guerra di posizione”, forte del suo 20-25%? Se dietro annunci colmi come sempre di retorica si celasse “semplicemente” l’intenzione di “resistere” e di coltivare il proprio non certo insignificante “orto”?

 

Diamanti alla fine dell’editoriale fa cenno alla “nostalgia” per il berlusconismo “diffusa in molti ambienti, perfino nel centrosinistra”. Contribuendo in tal modo, però, a suscitare un dubbio: dietro frasi come quelle che rilevano “la vocazione del centrosinistra a farsi del male” non potrebbe nascondersi in un certo senso proprio quella nostalgia?

 

Lo schema, infatti, sembra il solito: da un lato il campo berlusconiano, che si nutre di furbizia e di trovate a effetto, dall’altro il fronte avverso, inetto e incapace di approfittare anche delle situazioni più favorevoli. Non che in ciò non ci sia del vero; ma in tal modo si rischia di sottovalutare le contraddizioni e i nodi irrisolti del centrosinistra, impedendogli di crescere e di confrontarsi sul serio con la questione liberale. Eludendo la quale il Paese finirà per consegnarsi di volta in volta al Cavaliere di turno.


Aggiungi commento