Partiamo da un assunto ormai noto: il governo Monti, attualmente in carica per gli affari correnti, in quanto tale e in attesa che decolli questa già tormenta legislatura, non potrebbe assumere provvedimenti straordinari.
Tuttavia, grazie all’istituto della “prorogatio” (prof. Becchi docet), inaugurato dal Presidente della Repubblica dopo la “saggia” decisione di fare melina istituzionale, esso si vede costretto a decretazione d'urgenza per sbloccare i pagamenti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese a corto d'ossigeno: circa 40 miliardi di euro dei 91 totali.
Se non che, manco a dirlo, il piatto piange e bisogna davvero pescare il coniglio dal cilindro per dare il via libera all'ingente spesa e far quadrare nel contempo i conti nel rispetto dei limiti di bilancio imposti dall’UE.
In tal senso, quest’oggi era previsto un Consiglio dei ministri. Ma da una nota di Palazzo Chigi si è appreso che «Il Ministro dell'Economia e Finanze Vittorio Grilli, in accordo con il Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, anche a seguito delle articolate risoluzioni approvate da Camera e Senato, ha fatto presente al Presidente del Consiglio l'opportunità di proseguire gli approfondimenti necessari per definire il testo del decreto sui pagamenti dei debiti commerciali della P.A. Pertanto il Consiglio dei Ministri si terrà nei prossimi giorni».
Tradotto: il governo ordinario ha rimandato la decisione straordinaria, in quanto le soluzioni paventate su come coprire finanziariamente l’esborso non sono state gradite. Come non è piaciuto il rinvio della decisione.
Ironia della sorte, e a conferma del delirio che il Paese vive, a reagire male sono stati per primi i partiti che, faticando a trovare il bandolo della matassa per risolvere la crisi, hanno fornito nuova linfa a un governo sostanzialmente abusivo.
Così il Pdl con Capezzone ha sentenziato: «I tecnici o mettono tasse oppure non sanno decidere alcunché». Altrettanto il Pd, che per bocca del “giovane turco” Stefano Fassina, ha chiesto che il governo chiarisca “al più presto all'opinione pubblica e al Parlamento le ragioni della scelta. Il decreto è urgente, oltre che necessario».
Urgente e necessario quanto un governo nei suoi pieni poteri, come Costituzione detta.
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