A pochi giorni dal voto esplode una brutta grana nel movimento Fare fermare il declino. Uno dei suoi fondatori, l’economista Luigi Zingales, esce dal movimento sbattendo la porta. Una decisione presa in polemica con Oscar Giannino, reo, a quanto pare, di aver edulcorato curriculum e biografia.
“Quattro giorni fa - ha detto Zingales - per caso ho scoperto che Oscar Giannino ha mentito in televisione sulle sue credenziali accademiche, dichiarando di avere un Master alla mia università anche se non era vero. Anche la sua biografia presso l’Istituto Bruno Leoni ora prontamente rimossa riportava credenziali accademiche molto specifiche e, a quanto mi risulta, false. Questo è un fatto grave, soprattutto per un partito che predica la meritocrazia, la trasparenza, e l’onestà. Ciononostante, il fatto per me ancora più grave è come questo brutto episodio è stato gestito. In una organizzazione che predica meritocrazia, trasparenza, ed onestà, la prima reazione avrebbe dovuta essere una spiegazione di Giannino ai dirigenti del partito, seguita da un chiarimento al pubblico. Invece - ha sostenuto l'economista – Oscar si è rifiutato, nonostante io glielo abbia chiesto in ginocchio”.
Dal canto suo, Oscar Giannino ha precisato di non aver "mai preso un master alla Chicago Booth. Sono andato a Chicago a studiare l'inglese e così via. Bastava chiederlo e avrei risposto. Lo chiarisco perché in rete c'è una cosa che monta. Luigi Zingales insegna alla Chicago Booth, mi è capitato di parlarci ed è uno dei nostri fondatori. Insegna lì. Io sono stato a Chicago da giovane a studiare e -non ho preso il master alla Chicago Booth".
Questa rottura al vertice rischia ora di influire non poco sui risultati elettorali di Fare fermare il declino. Sondaggi alla mano, il movimento di Giannino veniva infatti dato come decisivo per l’esito complessivo del voto in Lombardia, con ricadute sia sul piano regionale sia su quello per l’assegnazione dei seggi parlamentari al Senato.
Proprio per questo non sono mancate insinuazioni sulle strane dimissioni a orologeria dell’economista, il quale ha voluto almeno rassicurare che comunque voterà per il movimento da lui stesso fondato.
“Lo farò – dice - turandomi il naso, come il meno peggio, non con la passione con cui finora avevo abbracciato questo progetto”. Una scelta, quella di Zingales di turarsi il naso e optare per il male minore nonostante tutto, che sembra confermare il modo mai banale di motivare il suo voto, anche quello dato per assurdo.
A novembre, infatti, in una delle dirette televisive dagli USA nel giorno dell’election day americano, egli ammise candidamente e senza imbarazzi che, se avesse potuto, avrebbe votato per Romney, ma non perché ne condividesse la politica ma solo per punire Obama...(A.M.)
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