Alla fine l’annuncio ufficiale è arrivato, Antonio Ingroia si candida: “Se ci siete tutti, se ci siamo, anche quelli della società civile, io sono disponibile a candidarmi in un movimento unitario”. L’invito, rivolto alla platea del teatro Capranica di Roma, riceve dal pubblico presente una delle tante ovazioni della serata.
L’inizio è ad effetto, Ingroia sale sul palco con un libro in mano: “Questa è la Costituzione della Repubblica italiana. Per questo io sono qui”. Ad assistere allo show il leader dell’Idv Antonio Di Pietro, i comunisti Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero, Angelo Bonelli dei Verdi, e i sindaci di Napoli Luigi De Magistris e di Palermo Leoluca Orlando. Tutti in attesa che venga posata la prima pietra del nuovo Quarto Polo, e speranzosi che Ingroia possa trascinarlo in alto, verso vette sconosciute alla politica tradizionale. E lui non delude.
In pochi minuti l’ex procuratore aggiunto di Palermo non solo si mostra a proprio agio nell’inedita veste politica, ma delinea senza esitazioni la linea da seguire, da buon leader carismatico chiamato ad illuminare il futuro. L’ex pm, con la sua abilità oratoria, smuove la folla come un politico consumato: “Io ci sto. Ma la domanda che faccio a voi è se voi ci state”. Il pubblico è eccitato e grida “sì!”, rispondendo ad un Ingroia in questo caso più simile ad un animatore turistico.
Ma lo spettacolo è appena iniziato, e presto giunge il momento del sacrificio e dell’immolazione politica dell’ex magistrato: “So che ci saranno rischi, so che sarebbe comodo continuare il mio impegno per l’Onu e osservare a distanza. Ma il rischio è che se noi continuiamo ad aspettare vediamo passare il cadavere dell’Italia, che sta morendo”.
Insomma, è l’Italia morente a chiamare Ingroia, e Ingroia risponde. Ormai è inarrestabile, lancia ufficialmente “l’unico, vero polo alternativo al berlusconismo e al montismo”, attaccando esplicitamente il presidente del Consiglio: “L’Italia è sotto le macerie dei bombardamenti di Berlusconi, e Monti non ha affatto iniziato la ricostruzione, anzi l’ha promessa ma non l’ha realizzata. Monti ha proseguito l’opera di demolizione dei diritti degli italiani più poveri”.
Tuttavia, nonostante sia pronto ad accogliere sotto la sua ala protettrice i rimasugli della sinistra comunista, ambientalista e giustizialista, Ingroia dall’alto della sua investitura già fissa le regole del gioco, chiedendo un “passo indietro” ai rappresentanti della politica: “Il modo migliore per far fare un passo avanti alla società civile è fare un passo indietro. Ciò non significa sparire, perché vi vogliamo con noi nella battaglia”.
È proprio alla società civile che si rivolge l’ex pm, credendo fermamente nella sua funzione salvifica: “Abbiamo bisogno di associazioni, sindacati dei cittadini, di partigiani della costituzione. Il primo a cui mi rivolgo è Maurizio Landini. E con lui Salvatore Borsellino, don Luigi Ciotti, le donne di ‘Se non ora quando’, Michele Santoro, Sandro Ruotolo. Non è un invito a candidarsi, l’invito ad accompagnarci al nostro fianco. Se poi volete candidarvi, ancora meglio”.
Ingroia è pronto, si sacrifica e scende in campo. Per il bene dell’Italia e come rappresentante della società civile, opposta ad un’obsoleta classe politica. Uno schema curiosamente già sentito.
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