Se nel mondo pallonaro l'argomento omosessualità è affrontato sempre con parecchia ritrosia (anche da parte di chi omosessuale lo è, anche se non dichiaratamente), nel rugby esiste addirittura un torneo, la Bingham Cup (a giugno la sesta edizione, tenutasi a Manchester), riservato a team composti da omosessuali.
Attenzione però: non è una ghettizzazione. La Bingham Cup è un torneo importante, a 30 squadre provenienti da 15 paesi diversi e sponsorizzato addirittura dalla RFU (la federazione britannica, mica birra annacquata); nato per commemorare la memoria del tristemente famoso Mark Bingham (imprenditore, rugbysta, terza centro, gay e americano morto sul volo United93 schiantatosi in Pennsylvania l'11 settembre 2001), al torneo partecipano squadre formate da giocatori omosessuali che sul campo fanno valere muscoli e cervello.
Questa iniziativa, che si svolge ogni due anni, sta prendendo sempre più corpo e comincia ad attirare sponsor interessanti: talmente tanto che Julia Gillard, primo ministro australiano, nella giornata di ieri ha promesso: “a Sidney si svolgeranno i Mondiali di Rugby Gay 2014” sostenendo trionfalmente la candidatura australiana ad ospitare il torneo. La Gillard, 50 enne laburista, nubile, atea e prima donna australiana a diventare primo ministro, ha compreso secondo molti il ritorno economico che potrebbe portare questo evento, sopratutto in un paese, l'Australia, in cui il rugby si mangia a colazione.
Complice inoltre la vittoria dei Sidney Convicts a Manchester quest'anno ed il “tradizionale rispetto per la diversità” australiano hanno convinto Gillard a dare il suo beneplacito all'evento. Questo nonostante il primo ministro australiano si sia sempre detta sfavorevole al matrimonio omosessuale (in contrasto proprio con il Partito Laburista, che l'ha inserito nel programma lo scorso anno), ma favorevole al riconoscimento delle coppie gay; la legislazione australiana, estremamente liberale in materia, fa il resto.
Le squadre che competono nella Bingham Cup lo fanno nell'ottica di un gay pride dello sport: nella restante parte dell'anno partecipano tutti ai classici campionati nazionali di categoria, a dimostrazione di quanto la diversità, in un campo da rugby (e negli spogliatoi) sia un valore aggiunto e non una discriminante; personalmente ho avuto compagni di squadra gay. Erano semplicemente rugbysti come tutti gli altri.