Non accenna a calmarsi la bufera scatenata la scorsa settimana, dopo la messa in onda da parte di due televisioni indipendenti georgiane, di un filmato sullo stato delle carceri nel paese, in particolare riferimento alla prigione n 8 della capitale Tibilisi, dove secondo il video sono state perpetrate torture e maltrattamenti su detenuti, durante il mese scorso.
Il video, rimosso ora dalla rete, ritrae delle guardie carcerarie mentre percuotono apparentemente senza motivo, a turno, i prigionieri, mentre in un’altra stanza, alcune guardie stuprano con un bastone due uomini, incuranti delle urla di dolore e disperazione che implorano di fermarsi. Secondo nuove indiscrezioni anche i centri detentivi 2, 15 e 18 avrebbero compiuto gli stessi degradanti trattamenti.
Mentre si cerca di verificare l’attendibilità dei filmati e cadono le teste di molti funzionari tra cui il direttore e il vicedirettore del carcere n 8 di Tibilisi, e l’attuale Ministro della Giustizia e delle carceri, e migliaia di persone continuano a riversarsi indignate nelle strade della capitale, il Governo segue la strada del complotto politico.
Secondo l’entourage del Presidente Mikhail Saakasvili infatti, dietro la distribuzione di questi filmati ci sarebbe una regia internazionale pronta a destituire l’attuale governo georgiano con le elezioni del 1 ottobre prossimo.
Nonostante si possa continuare a ragionare su una orchestrazione cinematografica della vicenda, le immagini vere o false che siano, toccano i nervi scoperti di una Nazione che almeno in passato a conosciuto sulla propria pelle maltrattamenti e trattamenti degradanti, tanto che dal 2005, il Paese è sotto osservazione internazionale per violazione dei diritti. La linea guida sottoscritta e formalmente seguita dalla Georgia, (Corte internazionale -2006-) condanna la pratica della tortura, richiede con forza corsi di formazione specializzati per guardie carcerarie, assistenza sanitaria finanche l’appoggio di associazioni umanitarie internazionali.
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