Con il macabro ritrovamento di un Tir abbandonato lungo un’autostrada in Austria con decine di morti asfissiati, l’esodo biblico dalle guerre in Asia minore e in Medio oriente è diventata a pieno titolo un problema europeo. Fino a qualche settimana fa, nell’inerzia generale, la rogna sembrava infatti solo e tutta dell'Italia, alle prese con barche e barconi in transito nel Mediterraneo verso le coste di Sicilia, Calabria e Puglia e messa sotto accusa – per certi aspetti non a torto - per la gestione torbida dell’accoglienza.
Ora che le vie di fuga e i mezzi di trasporto si sono diversificati, la disperazione e la morte giunge nel cuore d’Europa, smuovendo le coscienze degli apparentemente algidi mittel-europei che scoprono cadaveri nel proprio giardino.
Angela Merkel si è detta sconvolta “dalla notizia agghiacciante dei profughi morti nel tir: un ammonimento» all’Europa a offrire «solidarietà» e «a trovare soluzioni». Potrebbe essere questa la volta buona che la Germania, in qualità di paese leader, assuma l'iniziativa politica della crisi, guidando e, se il caso, imponendo una gestione comune, un po’ come fa, anche se tavolta con troppa rigidità e ottusità, per le questioni economiche.
In attesa, per ora si registra il colpo di teatro della Cancelliera, con annessa morale all'Italia, sulla sospensione degli accordi di Dublino per i richiedenti Asilo dalla Siria: un gesto che ha ottenuto il plauso generale, ma che resta in linea con un approccio unilaterale e non coordinato con cui ogni paese dell’Unione gestisce la questione come meglio ritiene e più gli conviene.
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