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18/11/24 ore

Migranti, la Francia se ne frega: il “fallimento delle classi dirigenti d’Europa”


  • Ermes Antonucci

"La Francia non ha bloccato le frontiere". Le parole del ministro dell'Interno francese, Bernard Cazeneuve, sull'emergenza dei migranti bloccati a Ventimiglia alla frontiera italo-francese, suonano come una beffa. Un goffo tentativo di celare, dietro ad un freddo quanto spudorato tecnicismo giuridico, l'imbarazzo di aver abbattuto, di fatto, ogni principio di solidarietà tra popoli sulla quale l'Unione Europea dovrebbe fondare la sua stessa ragion d'essere.

 

Se nella forma il trattato di Schengen non è stato sospeso, appare chiaro, come è stato notato da alcune fonti italiane, che nella sostanza "Parigi ha reintrodotto i controlli fissi alle frontiere con l’Italia che non sono previsti dal trattato".

 

Insomma, pazienti sì, ma fessi no: decine di migranti sono costretti a dormire e a lavarsi, da quattro giorni, sugli scogli di Ponte San Ludovico, e certamente non si tratta di una naturale congestione dei flussi tra le frontiere. La portavoce del commissario Ue all'Immigrazione, Natasha Bertaud, ha annunciato che la Commissione sta "verificando la situazione prodotta dai controlli alle frontiere di Francia, Austria e Svizzera", ammonendo timidamente gli stati membri a "rispettare Schengen e le regole del sistema di asilo europeo". Dell'Alto rappresentante per la politica estera europea, la nostrana Federica Mogherini, nel frattempo, non si hanno notizie, nonostante fosse lei, giusto un mese fa, ad esultare per i "passi da gigante" compiuti dall'Ue proprio sull’immigrazione.

 

A parlare in maniera molto chiara è stata, invece, Emma Bonino, che di fronte al blocco attuato dalla Francia, all'inseguimento probabilmente del "populismo elettorale" fatto proprio da Le Pen, ha parlato di un "fallimento delle classi dirigenti" che hanno governato l'Europa negli ultimi 15 anni ed ha sottolineato come "ci siano margini per l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti della Francia".

 

Ma mentre i richiami alla responsabilità cadono nel vuoto, lo sguardo è ora rivolto al summit del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno. La strada, tuttavia, appare già impervia, come dimostrato dalla decisione di non voler adottare, in occasione della prossima riunione del Consiglio Affari interni Ue, alcun provvedimento formale sul ricollocamento all'interno dell'Ue dei 40mila migranti richiedenti protezione internazionale. Una vera e propria battaglia politica si profila all'orizzonte, tra il "fronte-Juncker" da una parte, e il blocco del "No" costituito dai paesi baltici, dell'Europa del nord e centro-orientale dall'altra. E non si esclude, come se non bastasse, che in virtù delle profonde divisioni tra gli stati membri, il varo del piano di redistribuzione dei migranti redatto dalla Commissione possa essere rimandato addirittura a dopo l'estate, col risultato di abbandonare l'Italia a se stessa nella gestione degli sbarchi proprio nel periodo più "caldo" (in tutti i sensi).

 

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi sventola un misterioso "piano B", da attuare in caso di mancato accordo nel Consiglio europeo. Si moltiplicano le ricostruzioni più fantasiose, mentre si spera che non si tratti solamente di un bluff e che nel governo le idee siano per una volta chiare. Il centrodestra insegue Salvini nella sua astratta propaganda anti-immigrati, il M5S chiede decisioni eclatanti, ma intanto il suo alleato europeo, l'Ukip di Farage, dice "no" ai "confini inglesi che iniziano nel Mediterraneo". Una vera classe dirigente, in altre parole, non manca solo a livello europeo.

 

 


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