“Riaccendere i riflettori sull’Africa non per farne un tutt’uno, ma con la capacità di vederne le differenze, coglierne le fragilità e, soprattutto, non negarne le luci che pure ci sono e alle quali dobbiamo prestare attenzione, sulle quali occorre investire”, questo è il messaggio lanciato dal Ministro degli esteri Emma Bonino, per spiegare cosa si intende con l’Iniziativa Italia–Africa che la Farnesina perseguirà sin dai primi giorni del 2014.
I settori oggetto di attenzione saranno: diritti umani, diritti civili, stabilizzazione democratica, governance, prevenzione dei conflitti, diplomazia della crescita, energia e ambiente, agricoltura, cultura e infrastrutture. Ogni segmento vedrà il coinvolgimento e la “partecipazione politica e tecnica, africana e italiana, pubblica e privata”.
Un progetto che mira a realizzarsi nel 2015 nella Conferenza Italia–Africa, se matureranno nel frattempo le condizioni necessarie, ripercorrendo in un certo senso quanto accaduto con la Conferenza fra Italia e America Latina, permettendo nuovo slancio e nuove relazioni fra questi due continenti.
Prime tappe del percorso italiano e africano sono il Ghana e il Senegal a partire dal 5 al 7 gennaio. Il ministro Bonino si recherà direttamente nei due Paesi, nel primo incontrerà la sua omologa Hanna Tetteh, membro del consiglio “Women in Diplomacy”, in prima linea per il rafforzamento del ruolo della donna e nella battaglia contro le mutilazioni genitali femminili.
In seguito a questo bilaterale è prevista una visita per valutare l’andamento del progetto di sviluppo delle piccole e medie imprese, finanziato dall’Italia attraverso il Ghana Private Sector Development Facility. Gli ambiti nei quali le imprese italiane potrebbero operare sono agricoltura, infrastrutture, gestione dei rifiuti ed edilizia oltre a quelli già noti delle risorse naturali.
Il Ghana già nel 2015 potrebbe raggiungere lo status di Paese a medio reddito, da Paese povero, secondo le classificazioni della Banca Mondiale. Quella che si delinea è quindi nuova traccia nelle relazioni economiche con l’Italia, considerando che quest’ultima nel 2012 era al secondo posto tra i principali clienti, dopo la Francia, mentre i fornitori del Ghana erano prevalentemente Cina, Nigeria e Paesi Bassi.
Il prossimo 7 gennaio invece, Emma Bonino si recherà in Senegal per sostenere con il Paese il dialogo politico, le relazioni culturali, la cooperazione nei settori giustizia, difesa e polizia, oltre all’avvio di un nuovi rapporti economici. Il Senegal rappresenta inoltre un punto di riferimento importante per la stabilità politica che lo ha contraddistinto rispetto a un’area dell’Africa tormentata in primo luogo per la crisi in Mali. Altra questione che verrà affrontata è inoltre il Programma Paese 2014-2016 della Cooperazione italiana in Senegal.
Tappe successive del programma Italia-Africa saranno Sierra Leone, dal 13 gennaio e, nello stesso mese, il Vertice dell’Unione Africana ad Addis Abeba a cui parteciperà, sempre a gennaio, il vice ministro Pistelli.
Nell’esprimere il significato di questa “rinnovata attenzione più che multidisciplinare” nei rapporti tra Italia e Africa, Bonino si è soffermata sul coinvolgimento che i Paesi africani avranno nell’Expo 2015 per i settori dell’agricoltura e ambiente.
Inoltre proprio l’agricoltura avrà risalto al prossimo Governing council dell’Ifad che si svolgerà a febbraio a Roma, alla presenza di ministri dell’agricoltura e funzionari di circa trenta Paesi africani. I segmenti oggetto di questo nuovo partenariato fra i due continenti non verranno imposti all’Africa che invece dovrà scegliere su quali puntare. Spetterà poi alle istituzioni supportare il conseguimento degli obiettivi, con il necessario coinvolgimento della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, gli altri ministeri e attraverso lo sviluppo dei rapporti interparlamentari e interistituzionali fra Italia e Paesi africani. Il progetto poi servirà evidentemente a dare un adeguato risalto alla presenza e al ruolo della comunità africana in Italia.
Il sistema Paese Italia verrà quindi coinvolto nel suo complesso, compresi società civile, istituti di ricerca, università e aziende, rivolti verso l’Africa, “giovane e vitale”, la cui popolazione quasi per metà ha infatti meno di 14 anni. Se intanto restano ancora accese gravi crisi in aree come il Mali, il Sud Sudan, la Repubblica centrafricana e la Repubblica democratica del Congo, il Continente considerato nella sua complessità manifesta numerose sfide positive e lo slancio per valorizzarle.
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