Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

17/05/24 ore

Censura: la Cina cala la scure sui media


  • Federica Matteucci

Una brusca e, a quanto pare, inaspettata riorganizzazione dei ruoli ha colpito due autorevoli testate cinesi. E’ stato, infatti, reso noto mercoledì che Lu Yan e Sun Jian, editore e vicedirettore dell’Oriental Morning Post, sono stati rimossi dai rispettivi incarichi.

 

L’apparente rovesciamento dei due giornalisti ha scatenato le denunce di quanti temono che questo rappresenti solo l’inizio di un giro di vite preventivo ai danni dei media in un anno cruciale caratterizzato da una delicata fase di transizione. Luci e ombre, infatti, avvolgono il motivo del cambiamento di leadership della testata che, secondo il Guardian, non avrebbe rilasciato dichiarazioni.

 

Credo che quanto accaduto possa essere letto come l'emergere di tensioni che quotidianamente si manifestano attraverso i media del paese. Questi sono probabilmente gli esempi più eclatanti di inasprimento del controllo prima del 18esimo congresso del partito [dove la nuova dirigenza sarà svelata]”, ha dichiarato David Bandurski del China Media Project dell’Università di Hong Kong.

 

Se da un lato è opinione comune tra gli analisti – come riporta il Telegraph – che la decisione possa essere scaturita da problemi interni o locali e non vada invece ricondotta a questioni di respiro nazionale, dall’altro, infatti, molti ricollegano la mossa al 18esimo Congresso del partito comunista in programma per il prossimo autunno, seguita inoltre a un’intervista che la testata ha condotto con l’economista cinese Shen Hong, dal titolo “Le aziende private hanno il diritto di entrare in ogni mercato”.

 

Zhan Jiang, professore di giornalismo all’Università di Pechino ha dichiarato al South China Morning Post: “Qualsiasi argomento che possa attirare eccessiva attenzione o creare problemi non è tollerato dalle autorità. La stabilità è tutto”. Il “bavaglio” che ha colpito una testata annoverata tra i quotidiani più aggressivi e combattivi della città, che ha garantito una copertura capillare di eventi come il terremoto di Sichuan del 2008, il disastro ferroviario di Wenzhou in cui sono morte 40 persone, non ha tuttavia risparmiato anche un’altra testata, il New Express, che due giorni prima si era visto costretto a cambiare caporedattore, oltre a far sparire tutte le pagine d’opinione del suo giornale.

 

Senza contare che le sezioni dedicate alle news nazionali e internazionali non sono proprio apparse in uno dei giorni passati, mentre il giorno successivo sono state ridotte a due pagine – frazionate rispetto alla loro lunghezza usuale.


Aggiungi commento