Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

27/12/24 ore

Caso Ablyazov-Shalabayeva, la “figura miserabile” del governo italiano


  • Ermes Antonucci

“Una figura miserabile” l’ha definita il ministro Emma Bonino. E in effetti la vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva e della piccola Alua, moglie e figlia del dissidente kazako Ablyazov, sta mettendo in profondo imbarazzo il governo italiano.

 

Tutto comincia la notte del 29 maggio, quando una cinquantina di uomini armati della Digos fa irruzione in una villa di Casal Palocco a Roma. L’obiettivo è il magnate Mukhtar Ablyazov, ex banchiere, principale oppositore del dittatore kazako Nursultan Nazarbayev, e al centro di una grave vicenda giudiziaria internazionale per frode bancaria.

 

Ablyazov, che nel 2011 ha ottenuto asilo politico in Gran Bretagna, non è in casa. Gli agenti allora prelevano la moglie, Alma Salabayeva, e la spediscono nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria per aver presentato un passaporto ritenuto falso. “Peccato però – spiegherà poi l’avvocato della donna – che il passaporto sia valido e che la signora invochi asilo politico”.

 

In pochissime ore e in spregio delle procedure per la richiesta di asilo politico, il 31 maggio Alma Salabayeva viene condotta a Ciampino ed imbarcata su un volo per il Kazakistan per permettere l’immediata esecuzione del decreto di espulsione. Assieme a lei anche la figlia di sei anni Alua, prelevata con la forza nella villa dove era rimasta con la zia. A portarle via, come se non bastasse, è un jet privato, noleggiato dall’ambasciata del Kazakistan.

 

Pochi giorni fa il tribunale di Roma ha riconosciuto le gravi violazioni delle procedure usate per espellere a tempo di record Alma Salabayeva e la figlia, e ha stabilito che il presupposto che giustificò l’espulsione – il “falso” passaporto della donna – non sussisteva.

 

Il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) ha inoltre fatto sapere che “esiste il rischio molto concreto che la signora Shalabayeva possa subire nel suo paese trattamenti disumani”. Interpellati sulla vicenda – che intanto ha guadagnato l’attenzione dei media di tutto il mondo – il presidente del Consiglio Letta e i ministri Bonino e Cancellieri sono caduti dalle nuvole, dichiarando di non esserne al corrente.

 

Il vero interrogativo, infatti, aleggia attorno al ministro dell’Interno Angelino Alfano, sul quale ricade la responsabilità in tema di immigrazione ed espulsioni. Enrico Letta ha chiesto spiegazioni ad Alfano, prima in privato e poi in pubblico, in seguito all’intervista rilasciata da Ablyazov a La Stampa in cui chiede al premier italiano di far luce sulla deportazione di moglie e figlia.

 

La questione avrebbe mandato su tutte le furie il ministro degli Esteri Emma Bonino, tenuta all’oscuro di tutto nonostante le implicazioni di carattere internazionale. “Questo non era un caso di immigrazione clandestina – avrebbe riferito Bonino ai suoi collaboratori –, è un caso che danneggerà il governo italiano, faremo una figura miserabile, quella di chi si è venduto due possibili ostaggi a un governo straniero”.

 

Secondo un’alta fonte del ministero degli Esteri interpellata da La Repubblica, la verità potrebbe essere ancor più imbarazzante: “Alfano potrebbe non essere neppure stato informato della gravità e delicatezza del provvedimento, il che per lui e il governo sarebbe gravissimo: sarebbe stato aggirato dal suo apparato, mentre agenti del Kazakistan sarebbero riusciti a raggiungere i livelli medio-alti del nostro sistema di sicurezza per chiedere un’espulsione che nei modi e nel merito è gravissima”.


Aggiungi commento