Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

28/12/24 ore

Egitto nel caos, scontri tra esercito e Fratelli Musulmani


  • Ermes Antonucci

È ormai guerra civile in Egitto dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi da parte delle forze armate. Questa mattina circa 42 persone sono state uccise durante una manifestazione pro-Morsi davanti alla sede della Guardia repubblicana al Cairo. Secondo la versione dei Fratelli Musulmani (per i quali ci sarebbero anche 500 feriti), a sparare sarebbero stati i militari, mentre l’esercito riferisce di aver aperto il fuoco quando alcuni manifestanti hanno provato a fare irruzione nell’edificio.

 

Uno dei membri della Fratellanza accusa i cecchini del massacro: “I soldati hanno lanciato gas lacrimogeni e successivamente alcuni cecchini hanno aperto il fuoco. I morti sono stati quasi tutti colpiti alla testa”. Dopo la strage, il partito Libertà e Giustizia, braccio politico del movimento religioso dei Fratelli Musulmani, ha fatto appello alla “rivolta del grande popolo d’Egitto contro coloro che cercano di rubargli la rivoluzione con i carri armati”.

 

Il partito ha inoltre chiesto alla comunità internazionale di intervenire per fermare i massacri e prevenire “una nuova Siria nel mondo arabo”. Successivamente la sede di Libertà e Giustizia è stata chiusa per decisione delle autorità, dopo il ritrovamento di armi al suo interno.

 

La polizia, infatti, avrebbe trovato “liquido infiammabile, coltelli e armi” che sarebbero state utilizzate contro i manifestanti scesi in piazza il 30 giugno per protestare contro il presidente Morsi. In segno di protesta per le violenze dell’esercito, il partito salafita al-Nour ha annunciato il suo ritiro dai colloqui per la formazione di un nuovo governo, mentre prende sempre più corpo la candidatura di Ziad Bahaa El-Din a nuovo premier.

 

Il premio Nobel Mohamed El Baradei, il cui nome era emerso come possibile premier, dovrebbe invece essere nominato vice presidente. Due nomine sulle quali, tuttavia, i salafiti hanno già ribadito la propria opposizione. Lo ha annunciato Younes Makhyoun, leader di al-Nour: “Entrambi sono espressione dello stesso partito, il Fronte di Salvezza Nazionale, per questo li escludo. Temo che si stia passando da un approccio escludente ad un altro”.

 

Il leader liberale Mohamed El Baradei, intanto ha condannato la strage di questa mattina e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta per accertare quanto avvenuto: “La violenza genera violenza e dovrebbe essere condannata con forza. Serve una inchiesta indipendente”. Il premio Nobel per la pace ha inoltre ribadito che “la transizione pacifica è l'unica strada da percorrere per uscire dalla crisi”.


Aggiungi commento