Con la candidatura di Nichi Vendola si profila uno scontro a tre nelle primarie del centrosinistra del prossimo novembre. Nell’assemblea nazionale del Pd, tenutasi lo scorso sabato, al segretario Bersani è stato affidato il mandato di discutere con gli alleati le regole delle primarie, basandosi su alcuni indirizzi, tra i quali figura l’impegno vincolante per tutti i candidati di appoggiare il candidato vincitore.
Se si pensa ai diversi scenari che potrebbero svilupparsi, è facile comprendere come queste primarie siano caratterizzate dal confronto tra posizioni nel complesso difficilmente conciliabili, frutto di culture politiche radicalmente differenti. Ciò porta a dei paradossi.
Bersani cerca di difendere la propria leadership, Renzi ha come obiettivo la rottamazione del segretario democratico, in quanto espressione di un’anziana classe dirigente e di un’antica politica, Vendola intende rottamare Renzi per la sua adesione al modello liberista: Vendola vuole rottamare Renzi che vuole rottamare Bersani. Insomma, in caso di sconfitta, il sindaco di Firenze e il governatore pugliese si troverebbero a dare il proprio sostegno al mancato “rottamato” di turno.
L’immagine è quella di una coalizione difficilmente sostenibile: quanto potrebbe sopportare Renzi l’arcaica politica di Bersani e dei vertici democratici? E Vendola come potrebbe decidere di sostenere quella sinistra renziana “subalterna al modello liberista che sta scorticando l’Europa” (un’affermazione che ricorda – com’è spiritosa la storia – il marxista “spettro che s’aggira per l’Europa”)?
Il punto è che invece di presentarsi come un confronto interno al centrosinistra, la sfida tra i tre leader assomiglia, per la profondità delle distanze reciproche, a vere e proprie elezioni politiche nazionali. Con la semplice ma immensa differenza che in quel caso, una volta sconfitti, non si è vincolati a sostenere il vincitore. In questo modo il rischio è quello di veder nascere una larga coalizione di prodiana memoria, con correnti e malumori interni inizialmente soffocati ma pronti ad esplodere.
Manca, in tutto questo, l’idea di un centrosinistra evoluto e moderno, che condivide alcuni saldi principi sul modo di vedere e vivere la politica, e che in virtù di tale concordanza è in grado di confrontarsi concretamente sulle diverse proposte di governo.
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