Sicuramente la pandemia scatenata dal coronavirus ha costretto l’Unione europea a prendere atto della necessità di una risposta comune alla comune tragedia che ha colpito i paesi membri. E dalla Presidente é arrivata la proposta della costituzione di un fondo comune (il cosiddetto Recovery Fund) dotato di centinaia di miliardi di euro per la lotta al virus, secondo le esigenze di ciascuno.
L’Unione però si é fatta più accorta che in passato e, tenuto conto del fatto che al suo interno esistono – con la moneta unica – paesi diversi con culture diverse e politiche diverse, ha pensato bene di garantirsi, prevedendo la possibilità di accertare che riforme convenute siano state effettivamente poste in essere.
Subito comunque alcuni paesi, pur senza opporre un rifiuto, hanno sottolineato che il progetto, così come é stato formulato, ha bisogno di importanti modifiche. Tempi lunghi in ogni caso.
Ora, per alcuni paesi l’idea del fondo perduto é intollerabile, ma in tal modo essi non si rendono conto del fatto di negare proprio l’idea stessa dell’Europa, della storica necessità di limitare i poteri dello stato nazionale se non si vuole riaprire la strada alle avventure della prima metà del secolo passato e se si vuole dare all’Europa il ruolo che le incombe per la difesa della democrazia nel mondo proprio nel momento in cui gli Stati Uniti rivelano una certa stanchezza per averlo esercitato negli ultimi cento anni.
(foto da Elglobal.es)
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