Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

17/11/24 ore

Verso il 26 maggio


  • Silvio Pergameno

Domenica 26 maggio si vota per le europee. Arrivano con il carico di problemi che tutti conosciamo, ma non si può disconoscere un fatto importante, frutto soprattutto della comparsa del sovranismo, e del sovranismo come fenomeno che va al di là dell’Italia e della stessa Europa e che attraversa l’Atlantico. E dello sconcerto cui ha dato origine

 

Il sovranismo infatti, come movimento politico che fonda la ragione della propria esistenza sulla rivendicazione della sovranità nazionale e proprio per il seguito ottenuto, ha finito con il rendere percepibile sul terreno più propriamente politico e quindi dello scontro politico - elettorale, la vera alternativa di fronte alla quale oggi ci troviamo tutti noi europei.

 

Lo testimonia anche oggi la visita a Roma di Frans Timmersmann, candidato alla Presidenza della Commissione Europea per i Socialisti e Democratici europei e il suo incontro con Nicola Zingaretti, segretario del PD Roberto Speranza, segretario di Articolo 1, la recente formazione cui han dato vita nel gennaio 2017 i secessionisti dal medesimo: quale linea terranno nel prossimo Parlamento di Strasburgo?

 

Con quali altri gruppi politici europei pensano di affiancarsi? Speranza pensa a Corbin e a Sanchez, ma niente Macron: indicazione in fondo di carattere ideale, o ideologico, se si vuole.  Zingaretti invece sottolinea la necessità di creare un campo largo antisovranista, da Macron a Tsipras, sempre rimanendo nel Partito Socialista Europeo, così come anche Timmermanns pensa alla necessità di costruire una coalizione di progressisti europeisti che vogliono riformare l’Europa, senza comunque sciogliere il PSE.

 

Indicazioni, certamente; ma significative. Perché oggi tutti parlano di Europa, ma non tutti considerano che si tratta già di una conquista. Perché, non essendo neanche stato pensato alla fine della seconda guerra mondiale il salto verso l’unità europea, il processo del superamento degli stati nazionali sarebbe stato necessariamente lungo, come in effetti è accaduto, e con i suoi alti e bassi. 

 

Ricostituiti, infatti, gli stati nazionali, non si è trattato più soltanto di cogliere il momento favorevole della debolezza degli stati che si erano autodistrutti, ma è diventato indispensabile passare attraverso tutte le difficoltà. Probabilmente, però, prendendo una strada più sicura, perché prima occorreva eliminare alcuni grossi ostacoli.

Si pensi che nell’Europa del secolo passato esisteva un forte movimento comunista, concepito come punta avanzata della sinistra di cultura marxista, ma organizzato in partiti saldamente legati al PCUS, cioè allo stato russo e al suo percorso di modernizzazione tecnico-economica e di grande potenza imperialista, che aveva soggiogato l’Europa centro-orientale; si pensi alla presenza dei grandi imperi coloniali della Francia e del Regno Unito; si pensi alle resistenze nazionali di ordine politico, culturale, istituzionale, affettivo, economico… costruire l’Europa significava perciò pensare a una svolta storica, un cambiamento storico  per liberarci degli incubi tremendi del passato e per metterci in grado di affrontare la globalizzazione.

 

Si pensi oggi alla possibilità di offrire alla stessa Russia una sponda di libertà e benessere… laddove il sovranismo è esattamente il ritorno al passato, l’esatto contrario cioè di quel cambiamento del quale ambisce qualificarsi portatore.

 

Oggi il contesto europeo appare molto cambiato, oggi la Brexit si rivela un disastro e rischia di ritorcersi proprio contro l’United Kingdom, perché gli scozzesi in Europa ci vogliono restare… oggi un’Europa unita appare in grado di poter accogliere le istanze cinesi presumendo di non correre rischi… e in Italia, tanto per cambiare, lo spread sale…

 

 


Aggiungi commento