Attraverso il commercio estero la Repubblica Popolare Cinese - notoriamente - non esporta solo prodotti, ma una precisa politica di potenza economica: e, per quanto ci riguarda direttamente, la debolezza economica di alcuni paesi dell’Unione Europea è il punto di partenza di questa politica (all’argomento A.R. del 26 febbraio u.s. ha dedicato un intervento).
I cinesi certo non si presentano con le mani in mano, tutt’altro, ma con voluminosi pacchi di investimenti, (pare che si tratti di 13 miliardi di euro) molto appetibili specialmente da parte di governi la cui sopravvivenza è legata in modo particolare alla possibilità di affrontare situazioni finanziarie a rischio, come quella italiana, gravata da un debito pubblico altissimo e che quindi ha un costo per interessi spropositato (quest’anno sono 65 miliardi di euro e per il prossimo se ne prevedono 76).
La questione preoccupa l’Unione Europea e proprio oggi la Commissione dovrebbe inviare al Consiglio (l’istituzione dell’U.E. dove sono rappresentati i governi) un messaggio in proposito, mentre, comunque, i contorni della situazione non appaiono chiari, a partire dal fatto che Xi JingPing, il Presidente della Cina atteso la prossima settimana, non arriva a Roma al solo scopo di farci un bel regalo.
Il suo progetto è prima di tutto un progetto europeo, perché gli investimenti che promette servono ad attrezzare i nostri porti, al fine di scaricare un gran fiume di beni che l’intera Europa dovrebbe consumare. Se quindi i paesi di sbocco sono perplessi, è chiaro che occorreranno tempo e negoziati che coinvolgano almeno i maggiori interessati all’affare perché si arrivi a una conclusione.
- Arriva Xi Jinping di S. P.
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