Anno nuovo, vita nuova: anno nuovo ce lo dice il calendario, vita nuova … è un po' tutto da vedere, perché stampa e media danno in genere l’impressione di una sorta di prudente wait and see, prima di assumere una posizione.
La novità ovviamente riguarda le nuove forze politiche che il 4 marzo scorso hanno vinto le elezioni, nell’assenza ormai consolidata delle forze politiche tradizionali, con l’eccezione del Partito Democratico e dintorni, peraltro alla ricerca di una nuova prospettiva, sulla quale… ricalibrarsi, sia pure attraverso percorsi abbastanza incerti.
L’attenzione è, ovviamente, concentrata su cosa fanno Salvinie Di Maio, tenuti insieme da una assoluta necessità di collaborazione, che va al di là delle singole azioni di governo, anche se tra 5 Stelle e Lega esistono contrapposizioni di fondo, tali da poter dar vita a due partiti separati e in lotta tra loro.
E questa è un’evoluzione che sta maturando e viene registrata dalle indagini sulle tendenze elettorali, che vedono la Lega in crescita e il M5S a rimorchio e sempre più in difficoltà; tra l’altro proprio in questi giorni Di Maio è incorso in due errori rilevanti: da un lato l’aver espresso una vicinanza troppo prossima con i gilets jaunes, che gli guasta quella parte dei suoi elettori che lo hanno votato o nella speranza di qualche beneficio marginale (tanti antifornero, ad esempio) o solo in adesione a quella tendenza genericamente contraria all’ancien régime, ma sostanzialmente benpensante; dall’altro il non essersi opposto alle trivellazioni nel mar Ionio, che ha scatenato gli oppositori duri e puri, i grillini delle origini e tutti quelli che non hanno dato credito neppure alla scissione del PD di due anni fa.
Quanto alle debolezze dell’opposizione, o meglio delle opposizioni - perché ce n’è una di destra e una sinistra - è presto detto: la prima potrebbe essere più attiva, perché è più omogenea (Forza Italia e Lega hanno le stesse basi, mentre Fratelli d’Italia va avanti un po' a esaurimento), se non fosse per il fatto che è paralizzata dal famoso contratto di governo (Lega e M5S), mentre quella di sinistra il problema interno ce l’ha ancora davanti.
Soprattutto i governi Renzi e Gentiloni, infatti, hanno assunto una posizione piuttosto di centro sinistra, espressa soprattutto dalla riforma istituzionale mirante sostanzialmente a superare il regime di fatto assemblearistico che aveva portato al crollo della prima Repubblica; ma tale riforma, approvata in Parlamento, non fu poi convalidata dal referendum (istituzionale) del 2016, promosso dagli avversari.
A questo referendum seguì una scissione nel PD, che dimostrava come questo partito non avesse superato il vizio di origine, del quale abbiamo parlato cento volte su questa Agenzia: il PD è nato sostanzialmente da una confluenza dei postcomunisti e dei postdemocristiani di sinistra, cioè è stato ancora un frutto del compromesso storico degradato e inutile del 1976, che fu la consacrazione del lungo e va via degradato percorso avviato da Togliatti con il dialogo con i cattolici (un progetto assurdo per noi liberali, ma che comunque aveva un respiro e una dignità storico-politica).
Ci sarà un congresso del Partito Democratico e c’è da augurarsi che arrivi prima delle elezioni europee del prossimo maggio. Chi scrive è sempre stato dell’avviso che il PD con il M5S un conto aperto ce l‘abbia: le contraddizioni in cui oggi questo Movimento versa sono la prova del fatto che stare all’opposizione è molto diverso che stare al governo…. Vedere tra l’altro il Mellini di ieri….
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