Avrà un ruolo di rilievo il voto con il quale il Parlamento Europeo ha deciso il proseguimento della procedura per l’applicazionedi sanzioni all’Ungheria in quanto colpevole di una politica contraria allo stato di diritto e ai valori ai quali l’Unione Europea si ispira: libertà, eguaglianza, fratellanza.
Passerà alla storia in quanto risposta netta alle pretese “sovraniste” di promuovere (e legittimare) nel vecchio continente un percorso di democrazia illiberale, come Viktor Orbàn, li leader ungherese, ha definito la sua proposta politica, ma che, insieme all’alleato Matteo Salvini, ha così subito una forte sconfitta.
Tanto maggiore in quanto frutto di dislocazioni all’interno del fronte sovranista (i deputati europei del Movimento 5 Stelle hanno votato contro Orbàn e così, compattamente, tutti quelli della CDU, sembra per un intervento di Angela Merkel, che ha portato al superamento di qualche dubbio che si era manifestato all’interno del Partito Popolare Europeo).
Quanto ai “5 Stelle” il loro atteggiamento è stato dovuto proprio alla chiusura netta di Orban in tema di migrazioni. Da non trascurare il fatto che i delegati di Forza Italia hanno invece votato per Orbàn, un comportamento che non era facile prevedere.
Ora, quanto ai riflessi sulla situazione italiana, è da ritenere che sia inutile per l’opposizione continuare a sperare in una frattura a breve tra i vincitori delle elezioni dello scorso 4 marzo, mentre quanto è accaduto a Strasburgo fornisce un’indicazione interessante proprio per i temi da coltivare per nutrire proprio questa opposizione, apparsa sinora molto debole e cominciare a uscire da un percorso sinora nutrito soprattutto da contrapposizioni interne (uno stile che ricorda parecchio la vicenda socialista del passato…).
Il centro sinistra ottiene una vittoria proprio su un terreno che non ha mai ottenuto particolare attenzione…
In altri termini una sensibile evoluzione dell’attuale condizione della vita politica italiana appare sempre più legata a un’analisi di fondo del recente passato, e alla storia stessa del Partito democratico, un’analisi che muova da una consapevolezza dei limiti del postfascismo e da un esame di coscienza dei grandi limiti della “Bolognina”, il percorso politico (novembre 1989 – febbraio 1991) che portò dalla fine del PCI alla costituzione del Partito democratico sinistra, poi DS e infine del Partito democratico.
Queste considerazioni hanno particolare importanza anche al livello europeo, al quale si registra un esito positivo proprio in un momento di scontro netto, definito, evidente e la cui portata si precisa proprio perché è sconfitto Orbàn, teorico del sovranismo fino alle conseguenze estreme e incomprensibili, perché una vittoria dei vecchi stati esporrebbe proprio il suo paese (e tutti quelli del patto di Visegrad) ai rischi più grossi…. E non è difficile intuire quali.
Questi paesi, questi popoli hanno interpretato la fine del comunismo e, per loro, la fine dell’occupazione sovietica, in termini di una ripresa della sovranità nazionale, che evidentemente li ha portati ad accettare l’Europa solo per i benefici (economici) che poteva offrire, con il risultato che la democrazia va a farsi benedire e fa presto ad arrivare Orbàn a teorizzare una “Democrazia illiberale”, per noi un ossimoro, una contraddizione in termini. La lezione vale per tutti, ovviamente: la vera democrazia è quella liberale, per la quale i diritti sociali sono diritti (e conquiste) civili.
Le democrazie “illiberali” in realtà non sono “vere democrazie”, perché anche quando soddisfano bisogni ed esigenze delle popolazioni consolidano forti (anzi fortissimi) poteri di vertice: è la storia della tragica prima metà del ventesimo secolo, che in esso si protrae nell’ est di Europa sin quasi alla fine.
E il discorso non è ancora finito. La sovranità cosiddetta nazionale (ma esattamente va chiamata “statale”) si nutre anche sempre di potere verticale esasperato, è conquistatrice, bellicista, militarista, colonialista, tendenzialmente dittatoriale nell’organizzazione del potere interno e la sua prima vittima è proprio la nazione, nata come portatrice di libertà, eguaglianza, fraternità, ma subito fagocitata dalle logiche dei vecchi stati delle monarchie assolute…
Oggi il sovranismo getta la maschera e l’Unione Europea ha un soprassalto si consapevolezza. Le nostre lunghe polemiche nei confronti dell’Unione Europea restano, ma resta anche una speranza e resta un’indicazione per affrontare le prossime elezioni europee, senza scomuniche e confidando nel dialogo, ma nella consapevolezza dei termini dello scontro, da affrontare con la necessaria fermezza.Merkel, Germania, Ungheria,
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