Elezioni inutili o, meglio, disutili… almeno da un certo punto di vista; disutili perché non si sono rivelate in alcun modo utili alla risoluzione di quello che era, e resta, uno dei problemi di fondo dell’attuale momento politico nella vita del nostro paese: quello della governabilità. E attenzione, perché si tratta di una faccenda ricca di implicazioni e di pericoli. Ma l’ingovernabilità non è un fatto primario: essa è conseguenza di tanti altri fatti.
Premetto, ad esempio, che non amo rievocare oggi un pericolo “fascista”, perché il fascismo è un fatto politico venuto in essere cento anni fa e, quindi, in condizioni politiche molto diverse dalle attuali, tanto è vero che oggi i richiami diretti al fascismo o al nazionalsocialismo ispirano soltanto forze politiche di dimensioni modeste.
E quanto poi all’antisemitismo, le cui manifestazioni attuali sono quelle che oggi maggiormente richiamano il fascismo, occorre evidenziare il fatto che, mentre maturava nel mondo ebraico la spinta sionista, nasceva anche l’antisemitismo, nella Francia ai tempi dell’affare Dreyfus, quarant’’anni prima del fascismo, e soprattutto negli ambienti monarchici, che avevano in mente di scalzare la Repubblica…
Non ritengo esatto rievocare il fascismo anche se oggi l’Italia, come dicevo, ha una rilevante problema di ingovernabilità, che, come al tempo delle origini del fascismo, può ingenerare spinte autoritarie. Ma le forze nel cui ambito queste spinte possono assumere valenza politica rilevante (e non ne sono certamente consapevoli) non possono essere certamente definite fasciste e, ad eventuali accuse di fascismo potrebbero facilmente replicare che si tratta di fantasie di avversari, che non sanno di cos’altro accusarle. Del resto anche Mussolini all’inizio della sua avventura politica non era certo partito col programma di instaurare una dittatura in Italia.
Altro esempio. Nel nostro pensiero politico persiste – specialmente a sinistra - l’opinione (o atteggiamenti e comportamenti politici che la presuppongono) che premessa della democrazia sia prima di tutto uno stato debole, cioè in sostanza ingovernabile… come del resto ampiamente comprovato dall’esito del referendum costituzionale del dicembre del 2016, che rappresenta la premessa della condizione politica attuale. Una condizione nella quale predomina soprattutto una gran confusione, una mancanza di analisi politica, capace di cogliere i problemi (o, meglio, il problema) di fondo di questo nostro tempo. Nel referendum di poco più di due anni fa, quanti mai saranno stati i “no” di concittadini che poi si lamentano per l’ingovernabilità?
Su questa Agenzia come su “Quaderni Radicali” parliamo spesso di assenza di cultura liberale. Può sembrare un riferimento a una cultura della quale non si parla più, i cui principali esponenti sono scomparsi da tempo, mentre il partito il cui nome era mutuato da quella cultura già da tempo si era ridotto a scarsa consistenza ed era poi scomparso nella crisi degli anni novanta. Ma le considerazioni innanzi formulate testimoniano proprio la mancanza di cultura liberale, che sa, ad esempio, che il governo è un potere vero, e non un mero esecutivo delle leggi del parlamento… Gli ordinamenti liberali allora circondano questo potere di limiti, di modalità di esercizio, di procedimenti e regole per la scelta dei governanti…Ma se poi i poteri governativi non restano saldamente nelle mani del governo, essi finiscono altrove, in mani incontrollate, che spesso sono quelle di personaggi corrotti…
Parlare di governabilità significa avere ben presenti queste considerazioni da… liberali e parlare poi dei problemi concreti sul tappeto, dei quali nella scorsa campagna elettorale non c’è stato neppure un cenno.
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