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17/11/24 ore

Europa a due?


  • Silvio Pergameno

Il Presidente francese, Emmanuel Macron, ha fatto oggi della Francia il paese più europeista, dopo che era stato tra i più contrari a sostenere gli avanzamenti nel processo di integrazione del nostro antico continente.

 

Il richiamo all’Europa è stato costante nell’anno in cui ha preparato, girando tutta la Francia, la sua vittoria elettorale la scorsa primavera e poi nella cerimonia con la quale la ha festeggiata e adesso rilancia un’iniziativa di riforma dei trattati costitutivi dell’Unione, da concordare con la Germania.

 

Naturalmente provoca subito risposte sovraniste, centrate sulla critica a questo modo di procedere e con l’accusa di escludere dall’avvio dell’importante passaggio tutti gli altri partner dell‘Unione. Il punto non va sottovalutato, e merita una risposta senza pregiudizi. C’è intanto una premessa da considerare, ed è la valutazione della condizione dell’Europa oggi.  

 

Una condizione che appare di profonda incertezza. Incertezza derivante dal fatto che operazioni politiche venute di recente in essere nel continente (ed aventi impatto negativo sul cammino dell’Europa verso una progressiva unificazione politica) non hanno giovato ai loro promotori, rimasti in stato confusionale.

 

Alludiamo in primo luogo alla Brexit, il fatto politico più grosso registrato di recente, ma che ha lasciato il Regno Unito alle prese con le critiche proprio dall’interno, la sterlina svalutata, il governo costretto a venire a patti con le istituzioni europee disertate, che tengono duro… e alludiamo poi alla triste conclusione della forzatura tentata dal secessionismo catalano, che è senza dubbio una lezione per tutti i secessionismi che girano per l’Europa… i “veneti”, ad esempio, si tengono molti accorti…i “leghisti” italiani cominciano a riflettere sulle esagerazioni…

 

Il “fatto” Macron appare invece come un evento positivo. E, personalmente, nell’azione del Presidente francese penso che si possa nutrire fiducia, proprio perché essa non appare come frutto di un’improvvisazione. La vittoria elettorale di Macron è infatti contornata da una sconfitta dell’estrema destra, da una sopravvivenza dei “Républicains” cioè degli eredi di De Gaulle, (che del resto non rifiutava in toto l’idea di Europa, ma, proponeva un’“Europa delle patrie”) e  da un sostanziale vuoto nel resto del panorama politico francese.

 

Un panorama nel quale le forze in cui si è articolata la storia della terza Repubblica (e anche la quarta e la quinta che ne hanno rappresentato una derivazione) non ci sono più e il nuovo corso enunciato da Macron dà la sensazione di rappresentare una svolta.

 

Ora l’Europa nell’ultimo mezzo secolo ha sicuramente compiuto dei passi avanti, ma non è riuscita sinora a compiere un passo decisivo, nel senso di intaccare le sovranità nazionali. E la proposta di una Costituzione europea è stata rifiutata dai francesi nel 2005 (e anche dagli olandesi).

 

Ma intanto succedono fatti di portata enorme, al di là dei loro effetti immediati. La Polonia oggi fa i capricci con la giustizia e fa leggi strane. E l’Europa vuole correggerla e minaccia sanzioni. “Polonia a rischio sanzioni”, si legge sui giornali…solo che le sanzioni per essere applicate debbono essere votate all’ unanimità dei membri UE, …Polonia compresa? È già ovviamente molto grave il fatto in sé che in un paese membro dell’UE si approvino leggi che mettono a rischio la giustizia giusta, ma questo fatto va inquadrato nel quadro storico attuale.

 

E allora scopriamo che, nonostante tutto quello che è successo nel secolo passato, gli stati nazionali ricominciano a mettersi in contrasto con la democrazia, di cui è proprio il livello europeo a proporsene come garante: è stata la profezia del Manifesto di Ventotene, tre quarti di secolo fa… Certo, per ora è solo un episodio; ma gli altri paesi del gruppo di Visegrad (Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia) sostengono la Polonia…  

 

Macron ora vuole ripartire e lo fa cercando un accordo con la Germania. E sembra una strada giusta, perché se per muoversi deve esse necessario l’accordo di tutti, bèh allora si può star sicuri che quest’unanimità non arriverà mai. Francia e Germania sono le due nazioni più importanti in Europa. La Germania è il gigante economico, la Francia è storicamente la guida politica: un indispensabile accordo tra i due sarebbe un pilastro valido per andare avanti e rappresenterebbe un riferimento forte per tutti gli altri uomini di buona volontà.

 

E per questo rispetto l’assenza del Regno Unito rappresenta un ostacolo in meno, nella certezza che se l’Europa federale decollerà, gli inglesi non perderanno l’autobus. 

 

 


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