Dieci anni fa si tenne a Bologna il Vaffaday, la manifestazione che diede inizio all’avventura politica del Movimento 5 stelle. L’anniversario è stato celebrato sul blog da Beppe Grillo con un intervento rievocativo, rivolto per lo più al ricordo di come prese corpo l’iniziativa di opporsi ai partiti tradizionali, contestandone i privilegi e la lontananza dagli interessi generali.
L’occasione può essere utile non tanto per svolgere un bilancio del “grillismo”, quanto per effettuare dei confronti e – al tempo stesso – riflettere sul carattere assunto oggi da questo movimento, in rapporto sia al sistema politico italiano e sia alle sue prospettive in vista delle prossime elezioni.
Il decennio trascorso ha visto entrare in Parlamento una folta rappresentanza di pentastellati; conquistare la fascia di primo cittadino a Livorno, Roma e Torino; occupare la ribalta dei media a un pugno di esponenti, che con cadenze inesorabili si alternano in tutti i talk show e, infine, ottenere da vari mesi i primi posti nei sondaggi elettorali.
Non poco, ma anche non molto se solo facciamo un paragone con quanto conseguito, ad esempio, dalla Lega Nord in uno stesso arco di tempo decennale. La Lega di Bossi, da quando si manifestò il suo primo successo a livello nazionale nelle elezioni politiche del 1992 al 2002, si può dire che conseguì esiti decisamente più consistenti: la compiuta demolizione dei partiti della prima Repubblica; la salda presenza al governo delle regioni più ricche del Paese; il controllo di importanti ministeri nel governo nazionale per due legislature; la messa all’ordine del giorno del federalismo e la redazione di una revisione costituzionale che, seppur bocciata poi al referendum, fu contrassegnata comunque dagli argomenti imposti dai leghisti.
Quella dei grillini appare, dunque, una marcia assai più lenta e meno proficua in termini di risultati concreti. Occorrerebbe domandarsi perché. Le spiegazioni possono essere molteplici, ma a nostro avviso ne vanno individuate fondamentalmente due.
La prima riguarda la natura del movimento animato da Grillo e Casaleggio: pur essendo diffuso in tutta Italia, i suoi militanti – la parte attiva e maggiormente coinvolta – ha interagito prevalentemente attraverso il mezzo di internet. Ciò non ha facilitato un radicamento davvero territoriale, dal momento che l’interconnessione via internet resta pur sempre qualcosa di virtuale, limitato e comunque distante.
A questo si aggiunga che la loro formazione politica è stata costruita attraverso la partecipazione a battaglie di carattere circoscritto, per lo più rispondenti a rivendicazioni categoriali o, al massimo, riferite a pregiudiziali di stampo ideologico (precari, acqua pubblica, decrescita felice e altro armamentario certamente non nuovo, ma retaggio di certo sessantottismo deteriore). Il tutto nell’assenza di un retroterra di cultura politica, dovuto alla desertificazione intervenuta nel frattempo durante l’ultimo trentennio e all’azione messa in atto dalla globalizzazione finanziaria e digitale contro il governo politico delle situazioni.
L’altra causa che ha funzionato da freno al M5S riguarda i limiti intrinseci dei caratteri propri della sua azione politica. In questi dieci anni qual è il suo lascito? L’esasperato giustizialismo? La pretesa di affidarsi alla certificazione delle sentenze pronunciate da una magistratura, ampiamente delegittimata non dalla propensione criminale degli italiani come crede qualcuno, ma dai suoi stessi comportamenti e pronunciamenti?
Al confronto di cosa ha dato al Paese il movimento dei diritti civili nei dieci anni a cavallo fra i ’60 e i ’70, in termini di ricadute sul vivere collettivo, non si può che registrare l’apoteosi del risentimento sterile aggravato da forme di strumentalismo fazioso, per cui la stessa onestà si misura con metri diversi a seconda dei casi e delle convenienze.
Sotto questo aspetto, allora, ben si comprende come l’aumentata visibilità del Movimento 5 stelle in termini mediatici, ben si concilia con la sua utilità per un sistema di potere che ha come primo obiettivo mantenere inalterate le condizioni della sua sopravvivenza.
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