Difficile l’incipit per dare una risposta alla domanda “Dove va il Partito Democratico” e non soltanto perchè all’interno della vita politica nazionale è maturato un effetto devastante: il paese è rimasto privato in larga misura della sua classe politica e sulle soglie dello sbando.
Le sentenze di Manipulite hanno mietuto ampiamente nel campo della politica, ma soprattutto è mancata nella classe politica la consapevolezza di quanto stava accadendo e anzi i politici si son dati a spingere in discesa, sia nelle sfide degli uni contro gli altri, sia nell’opera di distruzione della garanzia politica, un’opera nella quale proprio PDS e DS sono stati in prima fila…(Le sentenze: è chiaro che non si tratta di contestare le singole sentenze, ma di evidenziare e discutere l’effetto metagiuridico che complessivamente si è determinato e che rende urgente ristabilire proprio la garanzia politica; che non si tratta di polemizzare con il magistrato militante ma di rendersi conto della necessità di evitare che il giudice rischi di perdere la terzietà e insieme di convincersi del fatto che il PM non è un magistrato, ma una parte, dato che promuove il giudizio, una parte che Alfredo Rocco definì imparziale, tanto per salvare la faccia).
Difficile l’incipit perché stanno mutando, o forse sono proprio già mutati, i riferimenti a destra o a sinistra che fino a tempi recenti (ma via via sempre di meno) avevano connotato gli orientamenti fondamentali delle forze politiche e delle stesse dottrine politiche e dell’elettorato cioè del quadro politico considerato nel suo complesso. Il fatto è che destra e sinistra, questa contrapposizione di fondo della politica del novecento, si vanno nei fatti scolorendo….
Ad avviso di chi scrive, quello della distruzione di gran parte del patrimonio politico nazionale è il dato più preoccupante della situazione attuale, anche se non sarebbe nemmeno complicato avviarne una soluzione, ripristinando il testo originario degli artt. 67 e 68 della costituzione, come li avevano dettati i padri costituenti. Certo non si tratta certo di assolvere la dirigenza politica (ci mancherebbe!) della prima Repubblica, colpevole di non aver cercato la soluzione politica, e per quanto riguarda la sinistra, cattolica e comunista, di essersi avviata per una strada che si è rivelata un vicolo cieco, producendo scissioni senza costrutto. E in mancanza di dibattito politico e di esame di coscienza, litiga.
Ed è chiaro che interrogarsi sull’orientamento del Partito democratico oggi non può che muoverne dalle origini e seguirne le tappe. C’era certo una forte tentazione, magari inespressa e forse inavvertita, perché dietro c’era un sottofondo, quello del famoso “dialogo con i cattolici”, teorizzato a suo tempo da Togliatti un indirizzo politico sul quale spesso si è tornati su “QR” e su “AR”, quando il segretario del PCI nel secondo dopoguerra doveva configurare un percorso in Italia per il suo partito, fedele a Mosca, ma operante in un’Italia, pienamente inserita nel Piano Marshall, nel Patto Atlantico e nella ricostruzione europea...
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