Nell’intervento alla Festa dei democratici di Reggio Emilia, il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, non ha usato mezzi termini: trovare imprenditori disposti a impegnarsi per l’Alcoa è impresa quasi impossibile.
Detto da chi, nel governo, ha contemporaneamente la responsabilità di trattare con la multinazionale svizzera Glencore, perché renda tangibile il suo interesse per la fabbrica sarda, non è certo incoraggiante e suona alquanto contraddittorio.
Del resto, finora, l’azione del Ministero per lo sviluppo stenta ad assumere una chiara fisionomia di fattiva presenza nell’aggredire le ragioni di una crisi che, per quanto riguarda imprese e aziende, non può farsi risalire soltanto alla speculazione finanziaria in atto ma affonda le sue radici in una debolezza più antica.
In questa situazione, colpisce che dal sindaco di Verona, il leghista Tosi, venga in tv quasi un endorsement per il ministro, ritratto come la figura più meritevole di stima di un governo contro cui la Lega si oppone duramente.
Al di là dei giudizi complessivi sul ministero Monti, resta il dato di fatto della sua ineluttabilità nella fase che stiamo attraversando. Considerazione, questa, fortemente contrastata dalla Lega, quasi del tutto dimentica delle sue responsabilità, avendo rivestito – dal 1994 a oggi – ruoli di governo perfino per più tempo di Berlusconi, se ricordiamo il suo sostegno a Dini nel 1995, votato assieme a progressisti e comunisti unitari.
C’è da chiedersi se l’apertura di credito per il ministro Passera prefiguri qualcosa di più che un attestato di stima.
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