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16/11/24 ore

Turchia, il “cambio verso” di Erdogan


  • Silvio Pergameno

Il terzo grave attentato che in breve volger di tempo ha colpito la Turchia sembra aver persuaso il presidente Erdogan a rivedere la sua posizione nei rapporti internazionali. La Turchia è membro della NATO, ne rispetta i patti, ma in questo ambito probabilmente si limita al minimo e, tenuta fuori dall’Unione Europea nonostante decenni di insistenze per entrare, ha mirato a crearsi un ruolo prorpio nella zona mediorientale.

 

Fino a pochi giorni fa alla Turchia, all’80% sunnita, non piaceva Assad, creatura dell’Iran sciita e oggi sostenuto da Putin che è militarmente intervenuto in Siria, non piaceva Putin per questo motivo e al quale ha abbattuto un aereo tempo fa, non piaceva Israele che gli ha affondato una nave due anni fa, non piaceva l’Egitto del presidente Al Sisi, che aveva cacciato il governo del Presidente Morsi (Fratelli Musulmani – Partito della Libertà e della Giustizia- sunnita) sostenuto dai turchi – e dal Qatar…

 

Oggi Erdogan si vede forse costretto a fare i conti con la realtà e riallaccia con Egitto e Israele e telefona a Putin (tre quarti d’ora di conversazione…) e forse la sua posizione rispetto al conflitto in Siria e Iraq si farà pi netta e decisa…questione curda sempre presente (perché i curdi sono una popolazione divisa fra tre stati – Turchia, Iraq e Iran – e oggi combattono molto attivamente nella guerra in corso contro lo stato islamico, con l’evidente speranza di poter sedere al tavolo della pace e porre l’agognata questione di uno stato curdo, che ovvianmente è faccenda che alla Turchia non piace).

 

Certo è che di fonte a questo terzo attentato le autorità turche hanno subito denunciato la responsabilità dello stato islamico, mentre le altre volte, almeno inizialmente, si era sempre cercato di far entrare nel discorso anche i curdi. È un sintomo, ma non da poco. Erdogan fornisce un grosso aiuto agli occidentali perchè in Turchia ci sono milioni di profughi; ed è chiaro che vuole soldi. Può impegnarsi più decisamente nel conflitto in atto ai confini del suo paese ed evitare comportamenti poco ortodossi di cui si è parlato.

 

Ma è il meno, perché resta da vedere quali sviluppi può prendere un eventuale nuovo corso con la Russia, con la quale è da prevedere che anche i paesi europei dovranno stabilire un rapporto che non sia fatto solo di gas e di reciproche sanzioni. Solo che la debolezza dell’Europa frammentata - e così impedita anche di capire le direzioni nelle quali muoversi - non promette nulla di buono. Con gli USA poi nei quali al tentennante Obama potrebbe anche seguire un pericoloso Trump, ancora più orientato a preoccuparsi solo della sicurezza del suo paese.

 

 


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