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18/11/24 ore

La Polonia che vaga a destra


  • Silvio Pergameno

Nelle elezioni polacche di ieri 25 ottobre ha vinto la destra di Jaroslaw Kaszinski, una destra dai tratti marcatamente nazionali, ma anche sociali e (ovviamente) antieuropea. Un antieuropeismo altrettanto sicuramente legato, comunque, alla debolezza dell’Unione Europea, ampiamente manifestatasi in occasione della vicenda ucraina, di fronte alla violenta ripresa dello storico imperialismo russo, in simbolica continuità con quello zarista prima e sovietico poi.

 

Il precedente governo del liberale Donald Tusk aveva avuto molti meriti, come è del resto ampiamente riconosciuto, in particolare nel campo dell’economia, alla quale aveva impresso un forte andamento di crescita con parallela riduzione della disoccupazione. Adesso nei commenti di stampa si sottolinea l’emergere nel paese di simpatie orbaniane, in particolare per quanto riguarda gli atteggiamenti nei confronti della spinta migratoria che ha investito l’Europa, in genere però (e con qualche eccezione) senza ricordare che la Polonia ha ricevuto, dopo la caduta della cortina di ferro, due milioni di migranti ucraini…

 

In altre parole, si torna sempre sul solito discorso: chi semina vento raccoglie tempesta. Nell’Europa del secondo dopoguerra il processo di ricostruzione, messo in atto una volta cessate le operazioni belliche, ha seguito un percorso che ha riprodotto il panorama istituzionale e le strutture fondamentali dell’anteguerra: sono stati ricostruiti gli stati e difese le sovranità nazionali, con l’inevitabile conseguenza del riprodursi delle logiche, delle forme mentis, dei processi di analisi e di formazione delle volontà politiche proprie del passato.

 

Certo non è mancato il condimento di una una verniciatura europeistica molto superficiale, ma i problemi di fondo del rapporto fra nazionalismo e democrazia sono stati accortamente messi da parte. Intanto, però, le nazioni vagano senza meta, incapaci di affrontare i problemi veri e perdendosi in mezzo a boscaglie di discorsi e iniziative sostanzialnmente inutili.

 

Dove pensa di andare Kaszinski? Può credere di potersi tutelare da Putin dietro una NATO, organizzazione militarenella quale la potenza effetttiva è quella di un paese come gli Stati Uniti, oggi sempre più riottosi a farsi carico delle rogne europee e in un tempo nel quale le soluzioni sono sempre più politiche, anche quando i problemi presentano profili militari?

 

La Polonia di Kaszinski si accoda a una tendenza che circola pericolosamente nei paesi dell’Unione Europea: di fronte alle gravi manchevolezze di Bruxelles e di Strasburgo si cerca di far passare il messaggio che è ora di metter da parte l’Europa, e, sfruttando e distorcendo sentimenti popolari diffusi, si va a caccia di una restaurazione completa e perfetta delle sovranità nazionali (i cui poteri – si capisce - sono a più facile portata di mano …).

 

Ma il leader della destra polacca, antieuropeista schierato, deve stare attento al rischio di trovarsi a fianco di leghisti e 5 stelle e filolepenisti che prenotano biglietti aerei per Mosca. Mentre le democrazie europee, nate all’insegna della resistenza e nella lotta antifascista si ritrovano sopraffatte da spinte analoghe a quelle che degli autoritarismi reazionari del ventesimo secolo furono all’origine.

 

 


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