… forse è già scoppiata, la bomba dei profughi dalle guerre mediorientali migranti verso l’Europa, che pone l’Europa di fronte a se stessa, alla sua coscienza, alla sua storia e ai valori che essa ha lentamente elaborato nel corso di tremila anni, con tanto dolore e con tanto sangue sparso. Non inutilmente.
Le meschinità nazionali che hanno serpeggiato nella vicenda del secondo dopoguerra, e talora – forse troppo spesso – prevalso, stanno sbattendo la faccia contro un problema enorme, destinato a durare nel tempo e a segnare il futuro di un’Unione, venuta in essere e cresciuta all’insegna della superficialità e della faciloneria, costantemente ignorando le ragioni di fondo che avevano ispirato pensiero e azione dei padri fondatori e seguendo un percorso acritico e sfuggente.
Oggi chi crede nell’Europa percepisce perché l’Inghilterra è lontana, perché la Spagna è titubante, perché i nordici e l’Austria e l’Ungheria si comportano da paesi piccoli, sensibili soltanto a un quieto vivere che teme di essere disturbato e i paesi orientali restano ai margini impauriti dalla presenza massiccia e incombente della Russia, che l’Unione europea ha dimostrato di non saper fronteggiare adeguatamente. E la Germania presenta questa volta quel volto frutto della riflessione maturata con il Sessantotto, con la resa dei conti alla quale i figli hanno chiamato i padri e della quale la scuola di Francoforte è stata il sottofondo culturale: non si tratta soltanto della figlia del pastore e cancelliera a Berlino, si tratta delle migliaia di tedeschi che a Monaco accolgono i profughi con gli abbracci e i mazzi di fiori. Si tratta dei siriani scampati alla guerra e agli scafisti che gridano “Germania! Germania!” Con la Germania che questa volta ha sentito il peso di una responsabilità. Con l’Italia che in sostanza apre (nonostante il problema delle quote) e la Francia anche (nonostante il problema Le Pen).
Torniamo alle origini, all’Europa di Adenauer, di De Gasperi e di Schuman, il centro vero del continente. Con chi ci sta. E per la Francia può essere l’occasione di una battaglia di slancio contro la mortificazione del ripiegamento negli egoismi paurosi degli sconfitti, alla ricerca di piccole rivincite. La grande tradizione della democrazia e del socialismo francese può oggi cogliere l’occasione di ritrovare se stessa.
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