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15/11/24 ore

Elio Toaff


  • Silvio Pergameno

Per cinquant’anni rabbino di Roma Elio Toaff, scomparso a quasi cento anni il 18 aprile, resterà nella memoria collettiva come una delle figure eminenti della capitale nella seconda metà del secolo ventesimo oltre che per le doti pastorali e di alta cultura, per l’interpretazione che ha dato della sua missione, sicuramente legata alle vicende storiche delle quali era stato testimone.

 

Era nato nel 1915 a Livorno e al momento delle leggi razziali (1938)frequentava a Pisa la facoltà di giurisprudenza; partecipò alla resistenza con "Giustizia e libertà" e fu variamente coinvolto nelle vicende successive all’8 settembre 1943, riuscendo a scampare alla deportazione in Germania anche con l’aiuto di sacerdoti cattolici.

 

Nel dopoguerra non emigrò in Palestina, dove si erano recati paresti stretti, su autorevole consiglio del padre, (questi pure rabbino a Livorno) che gli sottolineò le responsabilità del capo religioso di una comunità, fu egli pure rabbino, prima per due anni ad Ancona (tra il 1941 e il 1943)e per cinque a Venezia e poi a Roma, dove fu suo primo impegno il riconsolidamento della comunità ebraica, decimata da una grande deportazione dell’ottobre 1943 (furono oltre duemila gli ebrei razziati), ove si rivelarono le sue capacità di dialogo, di durata, di prossimità umana. 

 

Nell’ottobre del 1982 la comunità ebraica di Roma fu di nuovo bersaglio di efferata violenza con l’attentato posto in atto da cinque palestinesi alla sinagoga che provocò la morte di un bimbo di due anni e il ferimento di trentasette persone, gravissimo episodio che era stato preceduto, nel settembre dello stesso anno, da un fatto sotto il profilo politico ancor più sconvolgente: una manifestazione sindacale nel corso della quale una bara era stata lasciata davanti al grande tempio israelitico di Roma. 

 

Drammatiche occasioni di fronte alle quali il rabbino Toaff dimostrò grandi doti di autorevolezza e capacità di persuasione degli animi. Ma il passaggio più rilevante del percorso storico da lui compiuto rimane senza dubbio quello della riconciliazione con la Chiesa cattolica, che prese corpo nella commovente  visita di papa Giovanni Paolo alla sinagoga, il 13 aprile 1986). Non soltanto si inferiva un colpo decisivo a tutte le prevenzioni cattoliche nei confronti degli ebrei, ma quella visita apriva la porta al riconoscimento dello stato di Israele da parte del Vaticano (cha maturerà alcuni anni dopo).

 

Toaff è sempre stato un sostenitore dello Stato di Israele, anche se, come si è innanzi ricordato, la scelta di recarsi in Palestina fu scartata, proprio in relazione all’impegno nei confronti della comunità religiosa. In altri termini questo passaggio dimostra che nel pensiero e nel pieno riconoscimento della funzione dello Stato di Israele, il destino degli ebrei, di tutti gli ebrei, non è legato a quello Stato; dimostra che la diaspora ha dato luogo a una visione di convivenza, che configura un solido pilastro per ogni democrazia.

 

Il rabbino Toaff fa parte della storia del nostro Paese.

 

 


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