Alle origini dell’ingresso della Grecia nell’area dell’euro ci sono state furberie orientaleggianti, che, come tutte gli imbroglietti di bassa lega, hanno le gambe corte. Capita nella storia dei popoli. Come occorrono anche colpe maggiori. E non certo questo il luogo per mettersi ad elencare… ma, comunque, chi si sente senza peccato scagli la prima pietra.
I colpevoli vanno puniti? Se colpe ci sono state in nazioni e popoli il discorso è pieno di trabocchetti, anche perché assai spesso le colpe non stanno da una parte sola, almeno non tutte. Sicuramente le colpe della Germania nella prima guerra mondiale erano minori di quelle nella seconda e altrettanto sicuramente alla genesi del clima di nazionalismo esasperato che rappresentò il fertile terreno per l’esplosione della furia bellicista del 1914 le altre grandi potenze europee non furono estranee, mentre alle origini del conflitto del 1939 resta il revanscismo tedesco, anche se le debolezze occidentali negli anni trenta furono enormi.
Ma il fatto che non può essere dimenticato è il trattamento riservato alla Germania sconfitta con la pace di Versailles. E pace o armistizio, poi? Gli anni venti per la Germania furono gli anni di un popolo ridotto all’esasperazione estrema, quell’esasperazione che – al livello della psicologia di massa - fu il fattore determinante dell’ascesa di Hitler. Dopo la seconda guerra mondiale, certamente complici le esigenze legate alla divisione in due del mondo, i vincitori e in primo luogo gli Stati Uniti accolsero la nuova Germania cristiano democratica e socialdemocratica senza rancori e il piano Marshall non fece distinzioni fra vincitori e vinti. Complice non meno quel minimo di consapevolezza europea che aleggiò soprattutto nei primi anni del secondo dopoguerra.
La Germania dopo il 1945 si trovò così davanti a se stessa e il popolo tedesco, la cultura tedesca, non aggrediti da una furia di recriminazioni né sottoposti al peso di riparazioni insopportabili, furono lasciati soli davanti alla propria coscienza; una coscienza che trovò la strada per un esame profondo del recente passato, una strada nella quale il “sessantotto” ebbe un ruolo molto rilevante.
Si direbbe che nessuno allora meglio della Germania dovrebbe essere in grado di comprendere che chi vince non può stravincere. E allora questo dovrebbe essere il discorso da fare alla Germania sulla questione della Grecia, un crollo della quale oltre tutto viene temuto in tutta l’area dell’euro, per le conseguenze che questa ne subirebbe nel suo complesso.
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