Un'azienda riceve un boom di richieste di produzione in un periodo di grave crisi economica, annulla la cassa integrazione, e il sindacato cosa fa? Sciopera. E' l'assurda decisione presa dalla Fiom di Maurizio Landini di fronte alla notizia, più che mai rara in un periodo di magra occupazione come quello attuale, dell'istituzione di tre sabati di straordinario (14, 21 e 28 febbraio) da parte di Fiat Chrysler nello stabilimento di Pomigliano d’Arco per far fronte ad un aumento di richieste della Panda da consegnare entro fine mese.
Il sindacato di Landini ha infatti risposto proclamando otto ore di sciopero per il primo dei tre sabati di straordinario. Nelle prossime ore, inoltre, i metalmeccanici della Cgil distribuiranno di fronte ai cancelli della fabbrica un volantino che, citando nientedimeno che Papa Francesco, invita i lavorati a dimostrare che "la solidarietà è un valore che unisce" e che "quel poco che abbiamo, che siamo, se condiviso diventa ricchezza''.
Mai rimando religioso fu più appropriato, dal momento che dalle parti della Fiom l'utilizzo dello sciopero sembra ormai aver assunto sembianze fideistiche, da seguire senza tener minimamente conto del contesto reale né di ogni considerazione razionale. E così, nonostante il tasso di disoccupazione nel Paese abbia raggiunto livelli stratosferici e il mondo del lavoro appaia (a dispetto dei proclami) tutt'altro che in grado di intraprendere la via della svolta e della ripresa, invece di accogliere positivamente l'occasione la Fiom ha deciso di ricorrere al solito armamentario ideologico ed antagonista.
Se a guidare le costanti proteste di Landini fosse la reale intenzione di difendere gli interessi dei lavoratori - e non un insieme di propositi meramente politici -, il segretario della Fiom, infatti, si comporterebbe in maniera ben diversa, soprattutto alla luce dei significativi recenti segnali di ripresa del gruppo Fiat. Il buon andamento del gruppo sui mercati ha portato Marchionne ad annunciare solo un mese fa la fine della cassa integrazione straordinaria per 5400 dipendenti a Melfi, più mille nuove assunzioni nello stabilimento lucano (alle quali si aggiungono altri 500 addetti circa trasferiti da Pomigliano d’Arco e da Cassino).
Un intervento che fa parte di un più ampio piano di rilancio industriale, comprendente investimenti in Italia per un miliardo di euro e che, come ha ricordato l'ad di Fiat, si basa sul rispetto degli accordi firmati da parte delle sigle sindacali. Tutti hanno risposto all'appello, ad eccezione della Fiom, che ormai si crogiola nelle vesti di unico oppositore nei confronti del capitalista sfruttatore venuto dall'America, a rubarci anche il sabato...!
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