L’intervento del sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sulla «Stampa» del 1 dicembre è un piccolo capolavoro del genere cerchiobottista. Esordisce evocando le occupazioni delle scuole alle quali partecipava in gioventù, colorandole con i pastelli della nostalgia ("O quanti amori si sono consumati in quei sacchi a pelo"), per poi respingere qualche riga dopo le assemblee fatte per "scimmiottare i loro padri e i loro nonni". All’inizio si dice propenso a "istituzionalizzare" occupazioni e autogestioni, ma più in là proclama di apprezzare soltanto quelle "fenomeni spontanei". Descrive le occupazioni come "esperienze di grande partecipazione democratica", ma subito si perita di anticipare le obiezioni della destra affermando di non voler "spingere i ragazzi all’anarchia" e auspica punizioni severe per chi "deturpa o vandalizza" il bene comune della scuola.
Come minimo, c’è da dire che i pensieri di Faraone sono come quei crocieristi in mezzo a una tempesta: sballottolati da babordo a tribordo. È forse il caso di offrire qualche saldo punto di appiglio.
1) Le occupazioni studentesche in passato sono state palestre per gli agit-prop della sinistra estremista e poco avevano a che fare con una volontà di reale cambiamento. Oggi sono vissute, per lo più, come espedienti per evadere gli impegni dello studio.
2) Quanto alla spontaneità, forse il sottosegretario lo ignora ma in molti istituti sono già “istituzionalizzati” momenti di autogestione: a dimostrazione che la nostra gioventù si affida agli adulti non solo per la paghetta, ma anche per l’organizzazione dei momenti ludici.
3) Le occupazioni non andrebbero in alcun modo apprezzate, perché sono atti violenti con i quali si violano i diritti degli studenti che intendono svolgere lezione e dei docenti che hanno da svolgere il loro lavoro che – parrà strano al sottosegretario – è soprattutto quello di insegnare.
4) Certa sinistra continua ad aver l’abitudine di apparecchiare la tavola sul wc del bagno, ovvero usa impropriamente spazi e occasioni: la scuola non è il luogo per dare l’opportunità del campeggio a chi non l’ha mai avuta. E non è certo il caso, di questi tempi, di utilizzare impropriamente beni comuni o di fare pratica politica a spese della collettività. Quest’ultima sostiene i partiti già con il finanziamento pubblico (purtroppo...!).
5) La propensione all’ascolto rivendicata dall’esponente del governo è certamente buona cosa, ma andrebbe dimostrata in altro modo e non comportandosi come quei genitori che si sentono in colpa con la prole e perciò cedono a ogni pretesa o vizio.
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