"Cospirazione". Il tormentone complottista dei grillini questa volta ha oltrepassato i confini virtuali della "Rete" e ha dato vita ad una vera e propria denuncia all'autorità giudiziaria: il portavoce del M5S alla Camera Andrea Colletti ha infatti deciso di depositare, a nome di tutto il Movimento, un esposto alla Procura di Roma per accertare esistenza e contenuto del misterioso patto del Nazareno, siglato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
In particolare, il deputato pentastellato ha chiesto di verificare se il patto in questione sia stato "effettivamente preordinato a pilotare illegittimamente le riforme in atto nel paese" e − udite udite − finalizzato addirittura "a decidere chi nominare come futuro inquilino del Quirinale", giungendo a trasformare, prosegue Colletti, "la nostra Repubblica democratica in una dittatura mascherata". E poi, dilemmi laceranti: "chi sono i contraenti" (solo Renzi o Berlusconi?), "chi sono i garanti", "chi ne è a conoscenza", "è scritto o orale?".
Insomma, per la prima volta nella storia, non solo italiana ma probabilmente mondiale, un ordinario accordo tra soggetti politici attorno alle riforme da attuare nel Paese finisce, per mano di un'ossessionata e inconcludente forza di opposizione (che ormai pare non saper più che pesci prendere), direttamente nelle mani di una procura. Come se nel 1997 si fosse deciso di denunciare il cosiddetto "patto della crostata" siglato da D'Alema, Berlusconi, Marini e Fini in casa Letta, con conseguente sequestro del dolciario corpo del reato.
Risvolti penali, in altre parole, non ce ne sono, e solo un partito-setta avvitato nel proprio vortice ideologico e padronale, oltreché fautore di una strategia isolazionista per ragioni legate alla propria incapacità di partecipare costruttivamente al dibattito democratico, potrebbe considerare un accenno di intesa tra diversi attori politici sul nome del prossimo presidente della Repubblica come un attentato alla costituzione.
Persino l'esposto in sé depositato da Colletti, d'altronde, presenta caratteri a dir poco imbarazzanti, sintomatici dell'assoluta inadeguatezza politica del M5S. Le ben 31 pagine elaborate da Colletti (e, chissà, forse con l'aiuto di Grillo o Casaleggio), più che a una denuncia assomigliano ad un manifesto politico, in cui una legge elettorale ancora in cantiere sarebbe volta ad escludere le opposizioni "da una libera e democratica competizione elettorale" e in cui le "condotte inquietanti" del presidente Napolitano avrebbero fatto venire meno ogni forma di "neutralità e garanzia della costituzione".
Sorvolando su svariate gaffe (come nel caso dell'onnipresente "Gruppo Bildemberg", peccato sia Bilderberg), su implicite ed ambigue considerazioni di stima (come quella "maiuscola" al "Direttore Antonio Padellaro") e sulla ridicola richiesta di acquisizione dei tabulati telefonici dei giudici costituzionali (in primis dell'altro onnipresente Giuliano Amato) per la sentenza sul Porcellum che ha mantenuto in vita l'attuale parlamento, un aspetto conclusivo emerge dall'ultimo prodotto propagandistico del M5S.
E cioè, forse ci ripeteremo, che piuttosto che rappresentare uno strumento con cui ribaltare il soffocante sistema partitocratico italiano, il M5S ha finito per costituire un sintomo di quella stessa "malattia". L'ennesima abdicazione, oltretutto, della funzione di opposizione politica alla magistratura, al grido di "ora ci pensa la procura!", non è che un ulteriore segno del fallimento a 5 stelle.
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