L'accordo tra Pd e M5S ha permesso di superare, anche se solo parzialmente, lo stallo del parlamento sulla nomina di due giudici della Corte costituzionale e dell'ultimo membro laico del Csm. I grillini l'hanno subito definita "una vittoria del metodo 5 stelle", anche se a ben vedere, in realtà, l'intesa tra i due schieramenti sembra aver preso le forme di un vero e proprio accordo spartitorio degno della tradizione partitocratica italiana, alla faccia dell'antipolitica 2.0 professata da Grillo.
Dopo due mesi di continue fumate nere, infatti, la docente di diritto del lavoro Silvana Sciarra, candidata in quota Pd, è stata eletta alla Corte Costituzionale grazie ai voti del M5S, che, in cambio, ha ottenuto l'appoggio dei democratici per eleggere il proprio candidato al Csm, Alessio Zaccaria.
Resta ora da eleggere l'ultimo giudice della Consulta, dopo che la candidata di Forza Italia, Stefania Bariatti, non è riuscita a raggiungere il quorum a causa delle tensioni interne al partito di Berlusconi e dell'opposizione dei grillini. "Per la prima volta nella storia dalla rete alle istituzioni: il M5S sblocca il Parlamento" ha immediatamente esultato Beppe Grillo, ponendo l'accento sul presunto ruolo decisivo che sarebbe stato svolto, ancora una volta, dalla fantomatica "Rete" e dai suoi internauti, che hanno avallato con una consultazione online, sul blog del leader del M5S, la decisione di sostenere la nomina di Sciarra.
Al di là delle solite auto-celebrazioni, ciò che hanno fatto gli attivisti pentastellati, in realtà, è stato solo confermare in maniera plebiscitaria un accordo già raggiunto tra M5S e Pd, mediante la partecipazione ad un sondaggio online costruito con i classici tratti fintamente democratici a cui Grillo e il suo ignoto "staff" di supporto ci hanno da tempo abituato.
Non sarà sfuggito ad alcuni, infatti, il tono adulatorio con il quale Grillo ha chiamato i suoi a confermare il voto a favore di Sciarra, elogiando minuziosamente nel post tutti i punti di forza di quest'ultima ("è sconosciuta alle procure" e "non ha esperienze politiche" tra tutti) e richiamando addirittura gli attivisti ad una prova di realismo, dato che "nessuna forza politica da sola ha i numeri per imporre i propri nomi" (una sorta di confessione che mette in ridicolo, in un colpo solo, tutta la strategia isolazionista tenuta dal M5S nei giorni di fuoco dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica).
Insomma, con la convinzione di giocare un ruolo attivo nella politica del Movimento, gli attivisti non hanno fatto altro che dare meccanicamente il via libera ad un sostanziale scambio di poltrone tra Pd e M5S, a dispetto dei proclami sulla trasparenza, la professionalità e l'a-partitismo delle nomine. Una contraddizione evidente, alimentata anche dalla decisione dei parlamentari grillini di non sostenere la candidata alla Consulta di Fi, Stefania Bariatti, che così come Sciarra appariva competente e fuori da logiche di partito. Ma un ordinario di Diritto internazionale all'Università di Milano, memberships di istituzioni internazionali, autrice di moltissime pubblicazioni, che conosce cinque lingue - inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo - oltre l'italiano... è indbbiamente troppo preparata per un accordo partitocratico-spartitorio.
E' invece no, nonostante la manifesta volontà di portare nelle istituzioni di garanzia persone competenti, valide e indipendenti dalla politica, Grillo e i suoi hanno respinto la candidatura di Bariatti per il semplice fatto che questa proveniva dalle file di Forza Italia e, soprattutto, che un'intesa spartitoria con il Pd era già stata raggiunta. A dimostrazione di ciò, basta osservare il modo confuso con il quale il M5S ha cercato di giustificare il "no" a Bariatti. A sconfessare l'evanescente linea ufficiale ("la candidatura è giunta fuori tempo massimo") è stato proprio un deputato 5 stelle, Riccardo Nuti, che su Facebook ha spiegato che "la candidata Bariatti imposta da Fi" (imposta? ndr) è "presente in decine di consigli di amministrazione" (che poi, in verità, sono solamente due).
Come a dire: se è stata presentata da Fi, il marcio c'è di sicuro. E menomale che quella sulle nomine doveva essere una valutazione seria, professionale ed oggettiva...
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