“Per come vanno le cose non si può che votare M5S”. L’ex senatore e rappresentante radicale all’Onu Marco Perduca torna a dispensare illuminanti consigli. Dopo aver sostenuto, in maniera abbastanza confusa, il partito-azienda di Beppe Grillo già in occasione delle elezioni politiche del febbraio 2013, Perduca ha deciso di lanciare l’ennesimo endorsement in favore dell’ex comico genovese, in vista delle elezioni europee.
C’è da dire, eppure, che l’ex parlamentare, nel suo post rivelatorio sull’Huffington Post, era partito anche abbastanza bene: “Ci troviamo ormai da molto tempo in una situazione in cui uno stato democratico, l'Italia, è al centro di una serie di violazioni dei propri obblighi nazionali e internazionali denunciati da sentenze della Corte europea dei diritti umani, infrazioni di direttive dell'Unione europea e raccomandazione del Consiglio Onu sui diritti umani”.
Perduca aveva anche denunciato molto opportunamente la mancata assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni italiane “nel porre fine a questo stato di strutturale illegalità”, e l’assoluto silenzio del versante politico, accademico e finanche degli immancabili “opinionisti” attorno alle iniziative dei radicali per porre dei primi necessari e urgenti rimedi a questo stato di cose. “Per ordine o per prassi consolidata, gli italiani non sono messi nelle condizioni di poterle conoscere, di poterle condividere e, quindi, di agire o reagire di conseguenza” scriveva l’ex senatore radicale.
Il ragionamento di Perduca sull’anti-democrazia italiana finisce, tuttavia, col perdere ogni contatto con la realtà proprio sul finale: “Se le cose stanno così, e purtroppo stanno davvero così, e se vanno nella direzione di uno scontro tra poche persone che albergano tutto il giorno in televisione e in particolare tra Beppe Grillo e Matteo Renzi, mi pare evidente che i poveri italiani non potranno far altro che votare chi non ha concorso allo sfascio della democrazia, né al suo salvataggio, ma che anzi, almeno a parole e col beneficio del dubbio d'esser 'nuovo', si candida a cancellare un ceto dirigente da sempre attaccato alle poltrone e immune di fronte alla mancanza di assunzione di responsabilità”.
Per Perduca, insomma, la creatura politica di Beppe Grillo rappresenterebbe ancora oggi “il nuovo che avanza”. Come se il M5S non si fosse rivelato, negli ultimi 15 mesi, per ciò che invece realmente è: vale a dire un movimento populista, privo di qualsivoglia proposta politica (cosa peraltro ribadita chiaramente dal comizietto inconcludente di Grillo a Porta a Porta), avvitato nelle sue contraddizioni verticistiche, retto da finalità fintamente rivoluzionarie, legittimato attraverso modalità partecipative solo apparentemente democratiche (“virtuali” a parole e nei fatti), e capace, piuttosto che di affrontare concretamente le questioni politiche ed economiche all’ordine del giorno, solo di portare avanti una costante pratica di espulsione di coloro che accennano di discostarsi, anche vagamente, dalle direttive del proprio padre-padrone.
Il movimento di Grillo ha già mostrato chiaramente ciò che è, ma soprattutto non è, in grado di fare, e concedergli ancora una volta il beneficio del dubbio appare quanto meno fuori luogo. Perfino prima delle elezioni politiche, d’altronde, faticavamo a comprendere il consiglio elettorale di Perduca, che invitava a votare M5S nei territori in cui la lista radicale non era riuscita a raccogliere il numero sufficiente di firme per presentarsi alle elezioni.
Già allora, infatti, era chiaro che, aldilà della più o meno condivisa logica di contrapposizione al soffocante sistema partitocratico, i contenuti politici del Movimento 5 Stelle apparivano distanti anni luce dai principi e dalle battaglie che i radicali hanno faticosamente sostenuto nel corso della loro storia, non conoscendo peraltro alcun lontano riferimento a quella visione liberale propria del movimento radicale.
E’ per questo che, prima ancora del successo elettorale di Grillo alle elezioni politiche, annotavamo con amarezza l’impressione che il fascino grillesco non abbia solo conquistato buona parte dell’elettorato, insediato su un retroterra culturale che fatica a sviluppare una piattaforma liberale, ma persino i soggetti politici che avrebbero come obiettivo proprio quello di mettere in luce tutte le contraddizioni della partitocrazia e di quegli attori che si contrappongono ad essa solo in apparenza. Ora, come se da allora nulla fosse accaduto, il “confuso” Perduca ci è ricascato. Ma se errare è umano, perseverare è diabolico!
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