Quaderni Radicali 108, in uscita in questi giorni, dedica un ampio Primo piano all’ InGiustizia. il prefisso privativo esplicita la gravità delle patologie della “questione giustizia” in Italia. Patologie che aggrediscono più fronti: dalla vita insostenibile dei carcerati ai guasti irrimediabili sulle istituzioni. Lo stesso ordine della magistratura, sottoposto a devastanti lotte di e per il potere, ha assunto fisionomie irrintracciabili altrove nel mondo. Il sistema giustizia è arrivato a livelli di assoluta controproduttività con drammatici riflessi sul sistema Paese nel suo complesso, che pregiudicano investimenti e condizioni del vivere civile.
di Salvatore Bonadonna
“…È comodo per voi dire che siamo uguali dinanzi a una giustizia partigiana! cos’è questa giustizia, se non la vostra guardia quotidiana?”. Così cantava Paolo Pietrangeli, tra il ’68 e l’autunno caldo del ’69, dinanzi al corpo di un edile precipitato dalle impalcature di un cantiere: “poi t’ha coperto il viso la giacca del padrone che t’ha ucciso”. Parole dure a fronte degli “omicidi bianchi” e agli oltre 18.000 operai e sindacalisti arrestati o denunciati per avere lottato per “fare entrare la Costituzione” nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne. Avola insegna.
Prende corpo da li la costruzione di quel monumento giuridico dello Statuto dei diritti dei lavoratori che oggi sta per essere smantellato dall’arroganza miope di tecnici chiamati a governare per conto dei poteri finanziari e dall’ignavia e dall’ignoranza di una politica che ha perso il senso della “polis”. Era il passaggio dalla macroscopica evidenza della natura di classe della giustizia al tentativo di costruire sul compromesso sociale della Costituzione Repubblicana l’impianto giuridico dei rapporti di lavoro; questa transizione ha resistito per quarant’anni e si è alimentata anche delle grandi conquiste civili del divorzio e dell’aborto regolato, come della chiusura dei manicomi e delle conquiste sociali sulla sanità e la previdenza!
Ma basta leggere i commenti dei padroni, italiani o multinazionali, e degli opinionisti pret-a-porter, alle sentenze con cui il tribunale di Torino condanna i vertici della Tyssen o quelli della Eternit, o ancora quella che impone alla FIAT di cessare la discriminazione illegale ed illegittima nei confronti dei lavoratori iscritti alla Fiom, per capire che la restaurazione anticostituzionale si è messa in moto; è, per lorsignori inconcepibile che l’impresa ed il mercato siano sottoposti alla Costituzione e alle leggi! La crisi della giustizia è tutta qui!
Da qui viene il cumulo di cinque milioni di processi penali arretrati, il tempo biblico dei processi civili, l’amnistia di classe per circa 200.000 (duecentomila!), più o meno potenti ma certamente facoltosi economicamente, che varcano ogni anno il traguardo della prescrizione. E sta qui la grande questione della “discarica sociale” costituita dalle carceri sovraffollate nelle quali le norme e la Costituzione sono sospese come è ormai sospesa la democrazia nel paese.
E’ la logica dell’emergenza, quella contro cui combattiamo una battaglia tenace e disperata, fatta dai digiuni di Pannella e di tanti e tante, fatta dalla generosità di chi ancora è capace di agire controcorrente all’interno della comunità penitenziaria, quella su cui si spendono le autorevoli ipocrisie delle alte cariche istituzionali nelle occasioni di alta ritualità. E’ l’emergenza bellezza!! … che volete farci?...
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