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16/11/24 ore

E ora s’attaccano a Tsipras


  • Ermes Antonucci

Le elezioni europee del prossimo maggio si avvicinano, e così l’intramontabile classe intellettuale cosiddetta di sinistra ha deciso di scendere di nuovo in campo. La formazione è sempre la stessa: Paolo Flores d’Arcais, Barbara Spinelli, Gustavo Zagrebelsky, Paul Ginsborg, Luciano Gallino, Andrea Camilleri, Marco Revelli, Guido Viale, Moni Ovadia, Michele Serra... A cambiare è, come al solito, solo la punta: Alexis Tsipras.

 

Tsipras chi? direbbe qualcuno, inconsapevole del modus operandi fatto proprio dall’eterno accrocco movimentista-giustizialista ormai sin dai tempi dei girotondi: aggrapparsi disperatamente a qualsiasi figura mediaticamente rilevante in modo da animare, con un tocco di charme intellettualoide, le passioni dei militanti della sinistra (quella vera, si badi) attorno a continue iniziative tanto chiassose quanto sterili sul piano politico concreto.

 

E così questa volta è toccato appunto a Tsipras, leader del partito greco di sinistra radicale Syriza, ricevere l’accorato appello dei professori italiani affinché accetti di guidare alle Europee una lista civica nazionale. Sono stati proprio i promotori del manifesto pubblicato su Micromega a chiarire che il motivo per cui desiderano tanto candidare Tsipras alla presidenza della Commissione Europea è semplicemente che “il suo paese, la Grecia, è stato utilizzato come cavia durante la crisi ed è stato messo a terra”.

 

Il politico greco, infatti, non sembra in fondo aggiungere nulla di nuovo alle tante voci eurocritiche che già circolano all’interno dei confini italiani, peraltro in maniera più o meno trasversale nelle diverse compagini partitiche: no all’austerità, superamento del fiscal compact, modifica dei poteri della Bce, investimenti su ricerca, energie rinnovabili, formazione, patrimonio culturale, contrasto alle mafie, al riciclaggio, all’evasione fiscale.

 

L’unica ragione, insomma, per la quale l’illuminata intellighenzia di sinistra pare aver scelto Tsipras è la sua provenienza ellenica, in perfetta linea con quella visione mediatica della politica che si diceva poc’anzi. Dai vari d’Arcais e Zagrebelsky, d’altronde, non ci saremmo aspettati chissà quale profondo progetto politico. Ma ancora più imbarazzante è osservare il modo con cui questi stessi “intellettuali” provano ora a distinguere la loro scelta da quella del Partito della Sinistra Europea (il partito che raggruppa tutte le formazioni europee di estrema sinistra, inclusa l’italiana Rifondazione Comunista), che già da tempo ha indicato Tsipras come proprio candidato alle prossime elezioni.

 

La discriminante tracciata dai nostrani maestri progressisti rispetto ad una manovra che appare, in tutta e per tutta, politica e partitica, è l’assicurazione di una completa assenza di politici di professione nella lista elettorale italiana, che dovrà essere invece composta solo da personalità della tanto celebrata “società civile”.

 

Potranno essere, sì, candidate persone che hanno appartenenze partitiche, ma – specifica l’appello – solo qualora “non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio”. La clausola, che potremmo definire “clausola-Rivoluzione Civile” – in memoria dell’ultimo fallimentare esperimento avviato dagli intellettuali in questione, abbattuto proprio dalle solite baruffe di partito (o, meglio, questo è ciò che gli ingroiani delusi vorrebbero far credere) – è molto discutibile, e ha generato già diversi malumori.

 

L’espressione “responsabilità di rilievo”, infatti, oltre a manifestare un’immancabile attitudine populistica, finisce per conferire, in virtù della sua vaghezza, un potere altamente discrezionale alla ristretta cerchia dei saggi “coordinatori” nella selezione dei vari candidati.

 

Il timore di nuovi screzi e figuracce quindi resta molto alto, così per ora tutti pensano solo a tirare diligentemente acqua al mulino del movimento. Il giornalista "grillino" Andrea Scanzi aderisce e fa il suo ingresso nel circolo degli intellettuali micromeghiani, Barbara Spinelli tira in ballo il manifesto di Ventotene del padre, Flores d’Arcais dichiara con fierezza al giornale greco vicino al partito di Tsipras di aver partecipato “negli ultimi quindici anni a tutti i movimenti possibili di lotta della società civile”.

 

Ecco, caro d’Arcais, dovrebbe rispondere l’ingenuo giornalista ellenico se solo sapesse di “cose” italiane, si faccia due domande.


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