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17/11/24 ore

Il premier Enrico Letta e la giustizia


  • Silvio Pergameno

Un lettore ha scritto al Corriere rimarcando che il presidente dell’ANM ha dichiarato che la sentenza di condanna per il caso Mediaset ha individuato in Berlusconi non solo l’ideatore del reato ma anche il coautore, il che significa che ci sono stati altri autori (o coautori); il lettore vorrebbe poi sapere i nomi coautori e le pene loro inflitte. Il Corriere risponde che la Procura ha scelto di processare Berlusconi separatamente e suppone che gli altri processi verranno in un secondo momento e aggiunge che forse sarebbe stato preferibile un solo processo.

 

La notizia riempirà di giubilo i vincitori nel processo contro il Cavaliere in quanto i coautori, proprio perché tali, dovranno essi pure venire condannati a pagare altre somme, ma resta un ovvio interrogativo su questo strano fatto e sui motivi per i quali, se la causa non era pronta per i coautori, non si è aspettato che le istruttorie e gli atti preliminari fossero espletati tutti quanti.

 

Un esempio fra i tanti possibili … ma le disfunzioni della giustizia sono tali e tante che il loro stesso elenco appare fin troppo nutrito: imputati che stanno in prigione prima di qualsiasi condanna, assenza dell’habeas corpus, uso amplissimo della carcerazione preventiva stante la genericità dei motivi che la consentono, carceri sovraffollate fino all’assurdo (basterebbe in effetti un uso limitato della custodia cautelare per risolvere il problema del sovraffollamento), un interminabile e intollerabile elenco di suicidi nelle carceri, lunghezza dei processi, ruolo e poteri del pubblico ministero, separazione delle carriere, responsabilità civile dei giudici, e quante volte poi non si legge di assoluzioni, (spesso in grado di appello e “per non aver commesso il fatto” o “perché il fatto non sussiste”)…e come non ricordare l’invidiabile primato nel numero delle condanne da parte degli organi di giustizia al livello europeo. Altro che il Cavaliere si potrebbe dire …

 

Il premier ieri nel replicare a Silvio Berlusconi per gli attacchi rivolti “ai magistrati” si è limitato a far presente che l’autonomia della magistratura va rispettata e che in Italia vige lo stato di diritto, il che in effetti appare un po’ poco per un governo che ha anche nominato una commissione per la riforma delle istituzioni, un ambito nel quale la riforma della giustizia dovrebbe trovare ampio campo per eplicarsi. E c’è poi uno stato di diritto in Italia, quando un potere privo di legittimazione popolare, oltre tutto, può privare dei loro poteri e delle loro funzioni i rappresentanti degli altri due?

 

Prendersela con i magistrati è senza dubbio l’errore più grosso che abbia commesso Berlusconi, perché il problema vero è quello della riforma della giustizia, senza dubbio anche delimitando i margini di discrezionalità impliciti nell’esercizio dell’azione penale, nell’applicazione nell’interpretazione delle leggi.

 

Ma prendersela con i magistrati, oltre tutto, significa costringere problemi di vastissima portata storico-politica entro gli stretti confini della discussione sulle sentenze, in un dibattito su articoli di legge o di regolamento, su codici e codicilli, su cavilli interpretativi, un territorio nel cui ambito mai potranno emergere i problemi veri e tormentosi che sono sul tappeto.

 

 


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