Non siamo fra coloro che considerano il fenomeno Renzi una costruzione mediatica. Il sindaco di Firenze sta provando a dare risposte a istanze vere, alle quali il grosso del Pd era impermeabile. Senza dubbio, però, il quotidiano la Repubblica e l'area editorial-politica che fa riferimento a Carlo De Benedetti ormai da decenni colmano a modo loro le lacune della sinistra e ne condizionano fortemente i destini.
Ecco; in nome delle speranze suscitate da Matteo Renzi, ci sentiamo quasi di “metterlo in guardia”. Sarebbe un errore grave, in stridente contraddizione con i propositi riformatori, considerare l’abbraccio con quel gruppo giornalistico-finanziario come una sorta di inevitabile iniziazione alla politica “che conta”.
Quasi un obolo per ottenere appoggi, consenso, rispetto. In tal modo, infatti, i mezzi, la “macchina” volta a sostenere il sindaco finirebbero per impossessarsi dei fini, mortificandoli e snaturandoli. L’obiettivo di fondo diverrebbe quello di disporre di un volto presentabile al fine di perpetuare gli assetti odierni.
L’innovazione che si fa continuità cieca e sorda, come già avvenuto troppe volte. E ciò avverrebbe proprio mentre Renzi non firma e non sostiene i referendum. Quasi la metafora della rinuncia a quel cambiamento nel quale in tanti ancora sperano.
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